Come il cibo migliora l’ umore

Carne da giovani e meno caffè da adulti per essere felici: gli alimenti non incidono soltanto sul peso o sulla salute fisica, ma anche sull’ umore. E non poco, visto che alcuni nutrienti hanno un impatto specifico sulla chimica del cervello e sul tono generale, influsso che però cambia nell’arco della vita.

Prima dei trent’anni

L’ umore da giovani dipende molto da cibi come la carne, che incrementano la disponibilità e le concentrazioni di sostanze utili per produrre i neurotrasmettitori. Nei giovani adulti sembra critica una buona produzione di molecole come la serotonina e la dopamina (la prima è implicata nel tono dell’umore, la seconda nei meccanismi di piacere e gratificazione), che è associata a un adeguato e regolare introito di carne e a una costante attività fisica. Così, gli under 30 che mangiano carne rossa o bianca meno di tre volte a settimana e fanno esercizio soltanto una o due volte alla settimana manifestano livelli di stress mentale più elevati.

Verso gli «anta»

La carne diventa invece meno “critica” per l’umore dopo i trent’anni, quando per essere tranquilli e sereni conta di più un aumento del consumo di frutta. Invecchiando si ha inevitabilmente una maggiore formazione di radicali liberi dall’alto potere ossidante, per cui cresce il nostro bisogno di antiossidanti che si traduce nella necessità di più frutta e verdura, anche per un buon controllo del tono dell’umore. I radicali liberi infatti possono provocare danni al tessuto cerebrale che a loro volta aumentano il rischio di stress mentale.

Ridurre il caffè

Dopo i trent’anni è meglio anche limitare i cibi che potrebbero attivare troppo il sistema nervoso simpatico, come il caffè o gli alimenti ad alto indice glicemico. Con l’età diminuisce la capacità di gestire lo stress psicologico, perciò tutti i cibi che attivano in maniera inappropriata la risposta “lotta o fuggi” hanno conseguenze negative sul benessere psichico: troppi caffè o un eccesso di cibi ricchi di zuccheri semplici hanno un effetto deleterio maggiore sull’ umore dopo i trent’anni.

Mai senza colazione

Negli over 30 pare particolarmente perniciosa per il benessere psicologico la cattiva abitudine di saltare la colazione al mattino. Il primo pasto ha tuttavia un’influenza positiva sull’ umore del resto della giornata a ogni età. Il 55% dei partecipanti al Food and Mood Project inglese, uno studio nato per capire la correlazione fra alimenti e stato mentale, ha ammesso di essere di umore migliore quando non salta il breakfast.

Due regole sempre valide per migliorare l’ umore a tavola

A ogni età è meglio preferire i cereali integrali, che sono assorbiti lentamente, danno energia e stabilizzano l’ umore perché stimolano anche una buona produzione di serotonina e mantengono in equilibrio i livelli di zuccheri nel sangue, senza i “picchi” tipici dei cibi ad alto indice glicemico come torte e biscotti. Per tutti: sì a buone dosi di frutta e verdura, che devono essere più abbondanti dopo i trenta ma sono utilissime anche prima: apportano infatti minerali importanti per un buon funzionamento cerebrale, come il selenio della frutta secca, il magnesio, lo zinco.

Attenti al cibo «di consolazione»

Il cibo è anche conforto, memoria, condivisione. Ma il comfort food, quello a cui pensiamo per tirarci su il morale, spesso e volentieri è qualcosa che cozza con i buoni propositi per mantenere il peso forma o la salute. Come “disinnescare” il bisogno di mangiare per coccolarsi? Un’idea l’ha data uno studio inglese: se siamo soliti cadere nella trappola di cibi di consolazione troppo calorici potremmo provare a tenere un diario alimentare in cui registrare quel che mangiamo ma pure l’ umore che avevamo quando non abbiamo saputo resistere, chiedendoci poi se avevamo davvero fame. Se la risposta è no, occorre capire perché abbiamo cercato di lenire un disagio col cibo e provare a contrastarlo in altro modo: se ci serviva calmare lo stress potremmo provare con l’esercizio fisico, se volevamo ricordare momenti piacevoli potremmo tenere a portata di mano fotografie a cui siamo legati.

Fonte: corriere.it

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