Edema degli arti inferiori, o più nello specifico edema declivo cardiogeno, cos’è e come si tratta?
Sentire parlare di edemi declivi cardiogeni può risultare spaesante, o apparentemente complesso, ma scomponendo questa patologia nelle sue parti diventa molto più facile comprenderne le caratteristiche salienti.
Gli edemi sono una raccolta di liquido, chiamato tecnicamente trasudato, al di fuori dell’albero circolatorio.
Vengono definiti declivi perché l’accumulo di questo fluido avviene, per la forza di gravità, negli arti inferiori o, se l’individuo fosse immobilizzato a letto, nel dorso.
Mentre l’aggettivo cardiogeni aggiunge un’importante informazione circa la causa di questa condizione, cioè il cuore.
I sintomi
Gli edemi declivi cardiogeni si manifestano con un gonfiore più o meno accentuato nelle zone sopra citate.
Tendenzialmente, nelle fasi iniziali, una manifestazione eclatante può essere il segno lasciato dalle calzature, o la difficoltà di indossare queste ultime dopo essere rimasti in piedi per molto tempo o la sera.
Inoltre, l’accumulo del liquido si accompagna all’incremento del peso corporeo, di varia entità a seconda della gravità della situazione.
Altri sintomi, legati più all’alterazione della funzionalità cardiaca che agli edemi in sé, sono la stanchezza e la dispnea (difficoltà nella respirazione), assieme ad alcuni segni come il rigonfiamento della vena giugulare o l’incremento nelle dimensioni di fegato e milza.
Le cause dell’edema degli arti inferiori
Come già accennato, la causa dell’edema è da ricercarsi a livello cardiaco.
In sostanza si può affermare che il ventricolo destro non è più in grado di dilatarsi in maniera adeguata, riducendo quindi il volume di sangue che può entrare nel cuore e provocando il suo ristagno nelle vene.
Tale disfunzione non ha un’unica causa ma può essere la conseguenza o di una patologia dei polmoni o di uno scompenso del ventricolo sinistro del cuore, poiché in entrambi i casi si determina un aumento delle pressioni nel circolo polmonare che altera la struttura del ventricolo destro.
Le patologie polmonari più frequenti sono:
- la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)
- le bronchiti croniche
- la fibrosi cistica
- la sarcoidosi
- alterazioni dirette del piccolo circolo, come:
- l’ipertensione polmonare idiopatica
- la tromboembolia cronica.
La funzionalità del ventricolo sinistro, invece, può alterarsi in conseguenza di varie condizioni, tra le quali:
- ipertensione arteriosa
- stenosi della valvola aortica
- sarcoidosi
- amiloidosi
- patologie genetiche
- infezioni
- danni da farmaci.
Come si giunge all’edema
Normalmente dentro ai vasi sanguigni sono presenti due pressioni in equilibrio tra loro: la pressione idrostatica e la pressione oncotica.
La prima è una forza che tende a far filtrare il sangue e a far fuoriuscire una quota di liquido dal vaso alle zone circostanti (i vasi non sono infatti contenitori perfettamente stagni, come si potrebbe pensare).
La seconda è determinata dalle proteine presenti nel plasma, che per motivi chimici tendono invece a richiamare questo liquido all’interno del vaso.
Il ristagno di sangue determinato dallo scompenso cardiaco, tuttavia, altera questo delicato equilibrio, favorendo la pressione idrostatica.
Conseguentemente, il sangue viene filtrato e attorno alle vene si raccoglie un fluido simile al plasma, ma impoverito di proteine e privo di cellule.
Va specificato che nei primi momenti di insufficienza cardiaca si attivano dei meccanismi complessi che tentano di ripristinare la normalità, agendo soprattutto a livello renale e diminuendo l’eliminazione dei liquidi con le urine.
Tuttavia con il tempo questo sistema di compenso non è più efficace e i fluidi in eccesso aggravano ulteriormente la situazione di edema.
La diagnosi di un edema degli arti inferiori
Per prima cosa serve distinguere questo tipo di edemi da quelli derivati da altre condizioni.
Infatti, anche la formazione di un trombo nelle vene degli arti inferiori, per esempio, può determinare edema.
In tal caso il gonfiore si rileva solo in una gamba ed è associato ad alcuni segni e sintomi, quali il forte dolore e la cute arrossata e calda.
Inoltre, l’accumulo di liquido in ambiente extra-vascolare può anche essere causato da un minor drenaggio da parte dei vasi linfatici. L’edema di questo tipo è detto “duro” in quanto non comprimibile.
Al contrario, l’edema cardiogeno non è associato a dolore o ad altri segni di infiammazione, è presente in entrambe le gambe e se si esegue una pressione con il dito resta poi una piccola fossetta, detta segno della fovea.
Accanto alla diagnosi differenziale, alcuni test diagnostici servono per individuare la causa cardiaca dell’edema.
Viene quindi eseguita l’ecocardiografia bidimensionale che valuta la morfologia del ventricolo destro e, qualora questo esame non fosse esaustivo, è possibile procedere con la risonanza magnetica.
È rilevabile un aumento del BNP e dell’NT-proBNP.
A volte si può approfondire ulteriormente l’analisi della funzionalità del cuore, con la misurazione dell’escursione sistolica del piano valvolare tricuspidale (TAPSE) o dell’indice Tej.
Infine, qualora fosse rilevata un’alterazione del ventricolo destro è necessario risalire all’origine di quest’ultima.
Perciò è necessario valutare la presenza di un’eventuale insufficienza cardiaca sinistra tramite l’elettrocardiogramma, la radiografia e la risonanza magnetica.
Per la ricerca di patologie dei polmoni invece possono essere misurati i volumi polmonari con la spirometria e le concentrazioni di ossigeno e anidride carbonica nel sangue mediante emogasanalisi; inoltre si usano la radiografia e la TAC per osservare lo stato dei due organi e dei loro vasi.
Trattamento degli edemi degli arti inferiori
Il trattamento degli edemi declivi prevedere l’utilizzo di diuretici per aumentare l’eliminazione dei liquidi in eccesso attraverso le urine.
Inoltre, vengono usati farmaci che bloccano i meccanismi compensatori di ritenzione, quali ACE-inibitori, beta-bloccanti e antialdosteronici.
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