Una dieta povera di nutrienti e ricca di grassi cattivi, l’inattività fisica, ma anche un indice di massa corporea elevato e il consumo eccessivo di alcol potrebbero essere coinvolti in oltre il 20% dei casi di cancro. Percentuale che aggiungendo il fumo di tabacco salirebbe ulteriormente, fino a raggiungere addirittura i due terzi (oltre il 60%) dei casi totali di malattia. Ma stiamo parlando di fattori di rischio legati a comportamenti evitabili, che dipendono anche da noi. Questo messaggio si evince da uno studio USA pubblicato su Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention, periodico dell’AACR, American Association for Cancer Research, che si associa all’importanza di seguire delle linee guida per la prevenzione del cancro.
L’annosa questione
Cosa pesi di più sulla bilancia delle probabilità di ammalarsi: lo stile di vita (inteso in senso ampio, come insieme di comportamenti, alimentazione, ecc.), o il Dna (in senso restrittivo e deterministico, cioè come destino più o meno ineluttabile, familiarità, ecc.) è ormai un’annosa questione. Su cui si è scritto parecchio, tanto che tra ordini (il cancro lo puoi evitare) e contrordini (è tutta colpa dei geni) al rischio di ammalarsi si aggiunge anche quello di confondersi. Il lavoro in questione si inserisce in questo filone di ricerca e aggiunge un po’ di chiarezza nella relazione tra malattia oncologica (incidenza complessiva e mortalità) e aderenza alle linee guida per la prevenzione dei tumori della American Cancer Society e dell’American Institute of Cancer Research.
I nuovi dati
Attenersi alle indicazioni di prevenzione, in particolare quelle relative a dieta e movimento, si assocerebbe a una riduzione del 10-45% dell’incidenza del cancro e del 14-61% della mortalità. Ancora più nello specifico, la review indica che seguire le linee guida si risolve in una consistente riduzione nell’incidenza del cancro della mammella (19-60%), dell’endometrio (23-60%? e del colon-retto (27-52%). Per il cancro del polmone non si hanno dati chiari. La conclusione degli autori è stata, in definitiva: “aderire alle linee guida di prevenzione si associa costantemente a rischi più bassi sia di incidenza che di mortalità generale per tumore”. Anche se il rischio non è del tutto eliminato, visto che giocano un ruolo anche storia familiare e fattori ambientali.
Le linee guida USA sono esportabili
Lo studio si riferisce a linee guida e dati USA, ma il messaggio è “esportabile” anche in area mediterranea? Carmine Pinto, presidente Aiom, Associazione italiana di oncologia medica, spiega che “il cancro è una patologia genomica e anche ambientale: è legato ad alterazioni che si producono nel tempo, a geni che subiscono mutazioni e riarrangiamenti anche legati all’ambiente. Le linee guida americane sono uguali alle nostre, la differenza è nell’entità dell’impatto dei fattori di rischio sui numeri della malattia. Questo studio prende in esame soprattutto l’alimentazione e la sedentarietà, che negli Stati Uniti hanno un peso diverso perché noi, ad oggi, abbiamo abitudini alimentari più sane di loro.
Alcuni tumori sono più legati allo stile di vita
“Ci sono – riprende l’esperto – tumori più legati agli stili di vita e all’alimentazione in particolare che non altri. I tumori su base ormonale, come quelli della mammella e dell’ovaio, per esempio: perché esiste una relazione tra grasso corporeo e ormoni. E poi quelli dell’asse gastro-intestinale. Nello studio – approfondisce Pinto – non si è parlato di una associazione chiara tra fumo di sigaretta e incidenza del cancro del polmone perché il tabagismo rappresenta un fattore cancerogeno talmente potente che l’importanza di alimentazione e movimento non emerge.
“Per tutto quanto detto – conclude il presidente Aiom – è fondamentale che i sistemi sanitari stressino sulla prevenzione e sui corretti stili di vita. In particolare, i medici di medicina generale hanno un ruolo fondamentale nell’indirizzare la popolazione verso abitudini sane. E gli operatori vanno formati per farlo”.
Fonte: repubblica.it
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