Sessualità e tumore: risposte alle domande tabù

Una diagnosi di tumore «interrompe» la vita delle persone in molti modi, inclusa la sessualità. Sebbene i rapporti sessuali non siano il primo pensiero dei pazienti e dei loro partner, è fondamentale prestare attenzione anche a questo aspetto per un pieno recupero delle qualità di vita delle persone. Gli esperti della Società Italiana di Psiconcologia (SIPO) suggeriscono cosa dire, cosa fare e cosa è meglio evitare.

Lo studio: problemi nell’intimità ancora trascurati

Da uno studio recentemente pubblicato dall’Università di Houston sulla rivista Cancer è emerso che oltre la metà delle persone curate in giovane età per un tumore ammette di avere problemi sessuali anche due anni dopo la fine delle terapie. «Per le donne che hanno una relazione, le probabilità di soffrire disturbi nell’intimità cresce nel tempo, mentre per gli uomini le difficoltà aumentano a prescindere dal loro status sentimentale.

In entrambi i generi sale anche il livello di stress psicologico. Nel sesso femminile la malattia tende a disturbare soprattutto la propria immagine corporea e l’intimità con il partner. Nell’uomo è il mix fra disfunzioni fisiche e tensione psicologica a complicare le cose. In ogni caso i problemi “a letto” peggiorano la qualità di vita delle persone, ma questo tema viene ancora molto poco affrontato dai medici. E i malati troppo spesso si vergognano a fare domande e a esporre le loro necessità».

Quanti ex malati hanno problemi sessuali? 

«La sessualità è un aspetto centrale della vita e dell’identità di ognuno ed è un importante indicatore di benessere individuale psichico, fisico e sociale. – sottolinea Paolo Gritti, presidente della Società Italiana di Psiconcologia (Sipo). Circa il 60% delle persone guarite da un tumore, senza più segni di malattia, presentano difficoltà della sfera sessuale». L’impatto del tumore sulla sessualità è diverso per ciascuno e dipende dall’interazione di vari fattori: l’esperienza della propria sessualità prima della malattia, il tipo di cancro e di trattamenti cui si è sottoposti, la prognosi, l’età anagrafica, il genere, l’esistenza o meno di una relazione di coppia, la qualità della relazione di coppia, la propria autostima.

Quali sono le principali preoccupazioni?

«Mantenere la propria attrattiva sessuale – dice Rossana De Feudis, dirigente psicologa all’Unità di Oncologia Medica e Breast Unit del San Paolo di Bari -. Riuscire a preservare la relazione intima col partner. Essere capace di provare desiderio. Riuscire a sentire piacere. Temere che il partner non rispetti i propri tempi. Tutti questi aspetti sono minati dalla malattia, che determina una profonda angoscia, con conseguente stato d’allarme».

Posso avere un’attività sessuale durante le terapie?

«Non ci sono preclusioni purché se ne abbia l’energia, il desiderio e ci si senta a proprio agio – risponde De Feudis, che è anche membro del consiglio direttivo Sipo. A volte può non essere possibile una completa intimità sessuale, ma accarezzarsi, abbracciarsi, baciarsi e coccolarsi possono far sentire la vicinanza e il piacere di stare insieme. L’esito di alcuni tipi di intervento chirurgico, anche a distanza di tempo, possono determinare dolore durante il rapporto sessuale. È importante essere flessibili e disposti a provare modi alternativi di scambiarsi piacere. Fondamentale è una buona e aperta comunicazione tra i partner».

L’attività sessuale potrebbe aggravare il tumore?

«No, anzi: il contatto intimo e il piacere derivanti dall’attività sessuale, i sentimenti di amore, tenerezza e affetto che ne conseguono possono essere d’aiuto ai pazienti nell’affrontare gli effetti della malattia e dei trattamenti – spiegano gli esperti -. Molte persone riferiscono di sentirsi depresse, scoraggiate o spaventate quando si ammalano, per cui l’affetto e l’accettazione da parte del partner possono essere di grande aiuto».

Se la paziente è donna: quando è opportuno evitare i rapporti sessuali?

I rapporti sessuali non causano il cancro, né il cancro è contagioso. Tuttavia, in alcune circostanze è opportuno avere delle cautele. «Per le donne che si sono sottoposte alla chirurgia in sede pelvica – risponde Patrizia Pugliese, responsabile Servizio di psicologia all’Istituto Tumori Regina Elena di Roma- l’intervallo che deve trascorrere prima di riprendere l’attività sessuale varia enormemente a seconda del tipo di intervento e della rapidità della ripresa individuale. L’indicazione è sempre di parlarne dettagliatamente col proprio chirurgo, oncologo, medico curante. Inoltre è opportuno usare il preservativo durante e alla fine della chemioterapia, perché può prevenire eventuali sensazioni di bruciore, che possono dipendere dal contatto con il liquido seminale».

Se il paziente è uomo: quando è opportuno evitare i rapporti sessuali?

Le stesse cautele valgono per gli uomini, se hanno subito un intervento nell’area pelvica (retto, ano, vescica, testicoli o prostata). «Durante la chemioterapia va evitata la penetrazione, altrimenti è bene usare un preservativo per proteggere la partner dalla possibile “eliminazione” di farmaci chemioterapici con l’eiaculazione. Ovviamente la presenza del dolore è la prima controindicazione. A volte, però, si possono innescare meccanismi psicologici di “paura della prestazione” che sono altrettanto negativi. Se l’intervento ha inciso sulla capacità erettile, non ne risente solo la prestazione sessuale, ma anche l’autostima e la relazione di coppia. Può essere utile cercare un counselling psicosessuale da subito, per affrontare la ripresa da tutte e tre queste prospettive».

Esistono delle posizioni consigliate per fare l’amore dopo il cancro?

«Dipende molto da quale parte del corpo è stata colpita dalla malattia – dice Pugliese. Se si tratta della zona pelvica, sia della donna sia dell’uomo, ci vorranno pazienza e delicatezza per provare quali sono ora le posizioni che danno più soddisfazione a entrambi i partner. Altrettanto vale secondariamente a un intervento di mastectomia per tumore al seno, quando alcune donne affermano di non volere che il peso del partner gravi su di loro. La maggior parte delle coppie, comunque, riscontra che affrontando insieme il problema riesce a individuare quali sono le posizioni più adatte».

Come incide la malattia sul desiderio sessuale?

Spesso, dopo aver superato la fase più critica, il vissuto prevalente è il dolore per la perdita della qualità di vita pre-diagnosi. Non sono solo i trattamenti a incidere sugli ormoni e sul desiderio, ma anche lo stato dell’umore. È importante, perciò, saper riconoscere questa fase e poterla elaborare, se possibile, anche insieme al partner.«Meglio riprendere gradualmente la sessualità rispettando i tempi ed i desideri di ciascuno – suggerisce Gritti, che è professore associato di Psichiatria alla Seconda Università di Napoli -. Prolungare i preliminari può essere un buon punto d’inizio. E poi parlare più apertamente con il partner degli aspetti connessi con la sessualità e delle difficoltà riscontrate, per sperimentare nuovi comportamenti e sensazioni».

Nessuno ne parla e io provo imbarazzo: che fare?

I problemi della sfera sessuale possono essere imbarazzanti, ma sono comuni anche tra chi non ha avuto il cancro. Se si hanno difficoltà è bene chiedere informazioni all’oncologo, al proprio medico di base o magari a uno specialista, che potrà dare un aiuto concreto. Esistono soluzioni mediche sia per gli uomini che per le donne, che vanno stabilite in base alla singola persona. Anche un sostegno psicologico può essere utile per superare momenti difficili: l’importante è uscire dal silenzio e rompere il tabù.

Il punto di vista del partner «sano»: cosa evitare?

«Il partner non deve venir confinato al solo ruolo assistenziale» spiega De Feudis. Il modo in cui il partner reagisce alla malattia del paziente dipende dalla natura della loro relazione intima. Una consulenza psiconcologica potrebbe aiutare a comprendere in che modo la malattia sta condizionando il rapporto di coppia e se ci sono risorse per superare la difficoltà. Affrontare insieme la crisi può rinsaldare il legame.

Fonte: corriere.it

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