Endometriosi: tra novità e conferme

Misconosciuta fino a poco tempo fa, l’ endometriosi ha ottenuto le “giuste” attenzioni istituzionali. Con la conclusione dell’iter di aggiornamento dei nuovi Lea 2017, questa malattia dell’età fertile complessa e piuttosto diffusa è stata inserita nell’elenco delle malattie croniche invalidanti (grado d’invalidità dal 10 al 35%), che danno diritto all’esenzione.

Che cos’è l’ endometriosi

È un’alterazione caratterizzata da isole di tessuto dell’endometrio (la mucosa che tappezza l’interno dell’utero) in zone diverse, come tube, ovaie, vescica, intestino, peritoneo (la membrana che riveste diversi organi presenti nell’addome) e, in casi più rari, in fegato e polmoni. Questo tessuto ectopico, ossia “fuori posto”, risponde agli ormoni sessuali come l’endometrio dell’utero. “A differenza di quanto accade nell’utero, però, le cellule e il sangue di questo tessuto endometriale non hanno la possibilità di essere eliminati dal corpo, il che può generare infiammazioni e produrre cisti, cicatrici e aderenze tra organi diversi”, spiega il ginecologo Pietro Giulio Signorile, presidente della Fondazione Italiana Endometriosi.

I sintomi

“Il campanello d’allarme più frequente è il dolore pelvico molto forte (95% dei casi di endometriosi con sintomi), soprattutto durante i rapporti sessuali e in corrispondenza della fase mestruale” spiega il professor Signorile. Frequenti (10-30% dei casi) anche le formazioni di cisti ovariche, di fibromi o aderenze nelle tube e nel collo dell’utero, che se non sono eliminate chirurgicamente mettono a repentaglio la fertilità (30-40% dei casi). Ma alcune donne hanno disturbi aspecifici, che non sembrano direttamente collegabili ad un problema ginecologico: dolori alla schiena, stanchezza persistente, cistiti, disturbi intestinali, allergie diffuse e problemi digestivi, specie in fase mestruale. Tutto dipende dalle zone in cui il tessuto dell’endometrio si è annidato.

La diagnosi: le novità

Per prevenire le conseguenze, anche più serie, come la sterilità, è fondamentale la diagnosi precoce. “I sistemi tradizionali prevedono, oltre alla visita con un’eventuale ecografia, la risonanza magnetica e specifici esami del sangue per eseguire il dosaggio dei marcatori di malattia (Ca 125 e Ca 19.9)”, spiega Signorile. Ma recentemente, i ricercatori della Fondazione italiana Endometriosi hanno dimostrato che legando l’Amh (ormone antimulleriano) al comune mezzo di contrasto diagnostico, l’immagine della malattia nella risonanza magnetica viene potenziata, evidenziando anche le lesioni più piccole nei tessuti e in tutti gli organi che ne sono stati intaccati.

Laparoscopia: diagnosi e cura insieme

Se lo specialista lo riterrà opportuno, in caso di forte sospetto di endometriosi consiglierà una laparoscopia, che agisce sia da sistema diagnostico sia da terapia. Si esegue in anestesia locale o generale, attraverso una piccola incisione nell’ombelico dove viene inserita una sottile sonda a fibre ottiche, che permette di verificare la sede e l’estensione dell’endometriosi. “Questo esame, sebbene invasivo, ha un vantaggio: se l’endometriosi è presente si può passare immediatamente alla cura rimovendo i focolai”, dice Signorile. I farmaci, invece, riducono i sintomi ma non curano la malattia in sé. Alcuni specialisti prescrivono la pillola anticoncezionale oppure altri farmaci, gli analoghi del Gnrh, che provocano uno stato simile alla menopausa, con tutti gli effetti del caso, e che per questo di solito vengono utilizzati solo per brevi periodi, circa 6-8 mesi.

Il ruolo dell’inquinamento

Incerte le cause dell’aumento dei casi di endometriosi registrato negli ultimi anni, ma è forte il sospetto di un’incidenza dell’inquinamento. Diverse ricerche scientifiche hanno chiamato in causa anche i cosiddetti “interferenti endocrini”, sostanze chimiche presenti nell’ambiente, che turbano l’equilibrio ormonale dell’organismo. “Buona regola è limitare l’esposizione, per quanto possibile, a questi inquinanti, per esempio non utilizzando contenitori per cibi di plastica e pentole deteriorate per la cottura, soprattutto durante l’eventuale gestazione o l’infanzia”, avverte Signorile.

“Prevenzione” alimentare

L’endometriosi risente degli ormoni estrogeni: in età fertile è consigliato limitare i cibi ricchi di fitormoni, come la salvia, la soia e le leguminose in genere, e aumentare del 20-30% il consumo di fibre, che favoriscono una riduzione degli ormoni circolanti nel sangue”, dice Signorile. Va incrementato il consumo di pesce azzurro e delle noci, oltre che dell’olio d’oliva, per l’apporto di Omega 3, che contrastano l’infiammazione a livello addominale, mentre va ridotto quello di carne, latte e derivati, perché al contrario aumentano l’infiammazione. “Importante anche sostituire le farine e i cereali raffinati in genere nonché gli zuccheri con alimenti integrali e limitare i grassi, così da ridurre i livelli di insulina nel sangue che, per complessi meccanismi, stimola ovaio e ipofisi aumentando in modo sostanziale la produzione di ormoni e favorendo così anche l’endometriosi”, conclude Signorile.

Fonte: d.repubblica.it

 752 Visite Totali,  1 Visite di oggi

Condividi questo articolo