Tra chi si oppone all’uso dei vaccini è particolarmente diffusa la convinzione che le vaccinazioni attualmente raccomandate per gli esseri umani possano avere effetti cancerogeni, ma nessuno studio scientifico lo ha mai dimostrato. Vediamo da dove nasce questa diceria e come è stata ampiamente smentita.
Il caso SV40
SV40 è l’abbreviazione di Simian vacuolating virus 40, un poliomavirus identificato nel 1960. Gli esperti scoprirono che una percentuale dei vaccini antipolio somministrati negli Stati Uniti tra il 1955 e il 1963 era contaminato dalla presenza del virus, trasferito per un errore dal terreno di coltura al prodotto farmacologico. Il ruolo cancerogeno di SV40 negli esseri umani è difficile da dimostrare. Malgrado la diffusione dei vaccini contaminati, gli studi epidemiologici non hanno mai dimostrato un aumento dei casi di sarcomi, ependimomi o altri tumori. In ogni caso, dal 1961 tutti i lotti del vaccino sono stati testati per la presenza di SV40 e le procedure di produzione sono state modificate per evitare eventuali contaminazioni. Di conseguenza, sono passati quasi 60 anni da quando il problema è stato risolto, malgrado la storia di SV40 nei vaccini antipolio circoli ancora oggi in rete come si trattasse di una questione attuale.
Il caso dei linfomi
Su diversi siti antivaccinisti appare l’ipotesi che i vaccini possano aumentare il rischio di sviluppare linfomi di tipo non Hodgkin. Per confutare questa ipotesi lo strumento più efficace e potente è lo studio epidemiologico: è necessario verificare se il tasso di tumori del sangue è più elevato tra i soggetti vaccinati rispetto ai non vaccinati e, in particolare, se esistono differenze tra diversi vaccini. È quanto hanno fatto numerosi studi, dimostrando una possibile associazione solo con il vaccino per il bacillo di Calmette-Guerin (BCG). Il BCG è un vecchissimo vaccino anti-tubercolosi, non è inserito né raccomandato nelle misure di profilassi generale in Italia. Sembra invece che i vaccini contro la varicella, il colera, la febbre gialla, l’influenza, il morbillo, il tetano e la poliomielite siano addirittura protettivi, dato che il numero di casi di linfoma non Hodgkin tra i vaccinati è risultato inferiore a quello tra i non vaccinati.
Il caso timerosal
Il timerosal (o dimerosal) è un conservante a base di mercurio. Il mercurio è un metallo pesante naturalmente presente nel suolo, nell’aria e nell’acqua. Il livello di esposizione al mercurio ritenuto sicuro è stabilito per legge. Nonostante ciò, tutti ne assumono una discreta quantità nell’arco della vita. Il conservante timerosal contiene un tipo di molecola, l’etilmercurio, smaltita dall’organismo umano molto rapidamente e quindi ritenuta sicura. In ogni caso, è stato eliminato in via precauzionale da tutti i vaccini prodotti dopo il 1999. Dopo il ritiro, un’attenta opera di monitoraggio tra i bambini vaccinati prima di tale data ha ampiamente smentito il nesso con l’autismo o le leucemie. Attualmente l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato il timerosal sicuro anche se questo conservante non è più utilizzato da svariati decenni.
La formaldeide e il cancro
Da molti decenni si utilizza la formaldeide nella produzione di alcuni vaccini contro agenti virali e batterici. Il suo utilizzo è risultato sicuro negli studi di tossicità che sono obbligatori prima della messa in commercio dei vaccini. Nonostante ciò continuano a girare online messaggi allarmistici. In realtà, la formaldeide è presente nell’ambiente ed è prodotta anche dal corpo per la costruzione delle proteine che compongono i nostri tessuti. La quantità di formaldeide contenuta in un corpo umano dipende dal suo peso: in un neonato di circa tre chili ci sono concentrazioni di formaldeide circa 60-70 volte più elevate di quelle presenti in una dose di vaccino. La formaldeide quindi è pericolosa solo se presente in quantità eccessiva e, in particolare, quando viene inalata. Non vi sono prove che colleghino l’insorgenza di cancro all’esposizione sporadica a piccole quantità di formaldeide, come quelle che possono eventualmente essere presenti in un vaccino.
Il vaccino contro l’HPV
Dato che alcuni ceppi di virus del papilloma umano sono in grado di indurre mutazioni cellulari e, dopo qualche anno, la comparsa di un tumore della cervice, alcuni genitori temono che la vaccinazione possa avere lo stesso effetto.
In realtà non è possibile che ciò accada: i vaccini contro l’HPV attualmente in commercio sono costituiti da virus inattivati, in modo da non essere più in grado di infettare le cellule. Quindi, non è materialmente possibile che un virus inattivato sia cancerogeno.
In conclusione
I vaccini approvati per uso umano sono tra i farmaci più sicuri e più testati che esistano. Osservazioni epidemiologiche lunghe molti decenni permettono di escludere il nesso tra vaccini e tumori. Chi sostiene questo nesso lo fa in cattiva fede, per screditare uno strumento che è invece una delle maggiori conquiste della medicina moderna.
I vaccini sono una potente arma nella riduzione dei casi di cancro
Il vaccino contro l’HPV ha dimostrato di ridurre le infezioni di oltre il 90%, e di conseguenza ci si attende, nei prossimi anni un calo drastico dei casi di cancro della cervice
Il vaccino contro l’epatite B, disponibile dagli anni ’80, ha già ridotto drasticamente il numero di persone affette da epatite cronica da virus dell’epatite B, considerata l’anticamera del carcinoma epatico.
Fonte: airc.it
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