Tre domande per scovare l’ipertrofia prostatica

Si chiama Quick Prostate Test (QPT) il mini-questionario messo a punto dalla Società Italiana di Urologia (SIU) per prevenire il rischio e anticipare la diagnosi di ipertrofia prostatica benigna (IPB). Una malattia che solo in Italia colpisce quasi il 14% della popolazione maschile con oltre 50 anni di età e con un forte impatto sulla funzione d’organo, la vita sociale e di relazione. Il questionario ora al vaglio degli specialisti, sarà presto trasferito anche al medico di medicina generale.

Il test

Tre domande semplici e rapide da sottoporre nel corso di una normale visita, mirate ai classici sintomi dell’IPB:

  • la nicturia, il bisogno di alzarsi almeno due volte per notte per urinare;
  • la disuria, l’urgenza correlata alla difficoltà a trattenere le urine nell’arco della giornata;
  • la sensazione di non riuscire a svuotare completamente la vescica.

Questi tre sintomi consentono di valutare fin da subito l’eventuale presenza di ipertrofia prostatica. «Anche una sola risposta positiva al questionario – spiega Vincenzo Mirone, ordinario di urologia all’Università Federico II di Napoli e segretario generale della Società Italiana di Urologia – è meritevole di un approfondimento diagnostico (digitoesplorazione, ecografia prostatica, valutazione del flusso urinario) o di una consulenza urologia. Gran parte dei pazienti, dopo i 50 anni, considera i disturbi urinari come fisiologici, e sono rassegnati a sopportarli». Tanto che meno del 50% degli uomini che presentano difficoltà urinarie si rivolge ad un medico. «Invece il ritardo diagnostico, e di conseguenza terapeutico, causa l’aggravamento della patologia con la comparsa di riduzione del flusso urinario, di ritenzione acuta e disturbi d’organo che richiedono trattamenti chirurgici invasivi».

Nuove terapie per curare l’ipertrofia

Opzione che potrebbe però essere evitata. «Sono oggi a disposizione nuovi strumenti terapeutici – dichiara ancora Mirone – che combinando più principi attivi non soltanto riducono significativamente il rischio di ricorso alla chirurgia, ma migliorano anche la qualità di vita del paziente e la sua soddisfazione». Il breve questionario, oltre ad aiutare il paziente a prendere coscienza della sintomatologia dell’Ipertrofia e il medico a meglio definirla, è utile anche nella gestione del follow-up e dell’andamento della terapia.

Stile di vita

Svolge un ruolo fondamentale anche lo stile di vita nel ridurre il rischio. «Occorre seguire una dieta che privilegi grassi vegetali e che sia ricca di frutta, verdura, cereali e fibre integrali – aggiunge il Segretario Generale – con un buon apporto di acqua (fino a 2 lt al giorno), limitando il vino ma evitando birra, superalcolici e bevande contenenti caffeina alla sera». Anche il movimento ha la sua importanza. «È bene praticare una regolare attività fisica – conclude lo specialista – e evitare di stare seduti in ufficio o in automobile a lungo, facendo delle soste per delle brevi passeggiate».

Fonte: fondazioneveronesi.it

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