Come rovinarsi la salute in ufficio

Pur essendo un lavoro più sicuro di altri, passare lunghe ore in ufficio seduti alla scrivania nasconde comunque numerose insidie da non sottovalutare.

I pericoli della scrivania

Il primo dei pericoli derivanti dal lavoro in ufficio riguarda la sedentarietà, i cui devastanti effetti sull’organismo si possono tradurre in disturbi muscolo-scheletrici, obesità, diabete, cancro e malattie cardiache. A conferma di ciò, uno studio osservazionale ha scoperto che alzarsi dalla scrivania due minuti ogni ora riduce di circa il 33% il rischio di gravi complicanze nei successivi tre anni. Stare tutto il giorno stravaccati sulla sedia, oltre ad essere poco elegante, obbliga muscoli e legamenti a uno sforzo maggiore per restare in equilibrio, il che causa problemi di varia natura, che spaziano dal mal di schiena all’emicrania. Il modo più corretto di sedersi è tenendo la schiena dritta e le spalle indietro, coi glutei che toccano la parte posteriore della sedia.

La dura vita dei pendolari

Viaggiare in auto per più di 15 km al giorno per raggiungere il posto di lavoro può incidere su glicemia e colesterolo, aumentando entrambi i valori, e può accrescere il rischio di ansia e depressione. Ma anche il trasporto pubblico non è meglio: chi usa il bus per almeno 30 minuti per andare al lavoro ha bassissimi livelli di soddisfazione.

L’aria e le luce in ufficio

Un piccolo studio ha dimostrato che chi lavora in un ufficio “verde” – ovvero con una miglior ventilazione e basse concentrazioni di anidride carbonica e composti organici volatili – ottiene punteggi più alti nei test sulla funzionalità cognitiva rispetto a coloro che lavorano in ambienti dove i livelli d’inquinamento dell’aria sono più elevati. Le luci artificiali invece, oltre a dare alla pelle un brutto colorito verdognolo, scombussolano anche l’orologio interno, provocando sonnolenza, diminuendo la capacità di concentrazione e peggiorando la qualità del sonno.

Attenzione a computer e smartphone

La “sindrome da visione al computer” è l’affaticamento causato dall’uso prolungato di schermi elettronici e che provoca irritazione oculare. Un modo per evitarla è quello di implementare la regola del “20-20-20”: ogni 20 minuti di lavoro al computer si stacca lo sguardo dallo schermo per 20 secondi per guardare qualcosa a 20 piedi (6 metri) di distanza. Inoltre, utilizzare il mouse per tutto il giorno finisce col sollecitare eccessivamente muscoli, tendini e tessuti molli di polso, avambraccio, spalla e gomito, rendendo così più soggetti alle “lesioni da sforzo ripetitivo”. Per ovviare al problema, si può ricorrere a una piattaforma con supporto per l’avambraccio, in modo da ridurre l’area di utilizzo del mouse, o usare una tastiera più corta, che riduca i movimenti laterali.

Anche l’uso eccessivo dello smartphone può scatenare l’infiammazione della zona del pollice, accompagnata da dolori e crampi, o provocare addirittura l’osteoartrosi. A danno fatto, di solito la cura migliore prevede il riposo e la borsa del ghiaccio.

Troppe ore di lavoro fanno male

Ricerche che indagano sul rapporto fra le troppe ore di lavoro e gli effetti negativi sulla salute ce ne sono parecchie. Si è scoperto che le persone che lavorano per più di 55 ore settimanali presentano il 33% di rischio in più di essere colpite da ictus. Lo stakanovismo non paga nemmeno in termini di produttività: la stessa ricerca ha mostrato come, dopo aver lavorato 60 ore a settimana per tre settimane di fila, la capacità produttiva cominci a diminuire sensibilmente. Coloro che lavorano principalmente nelle ore notturne mostrano un rischio più elevato di diabete di tipo 2, cancro e malattie cardiache.

L’ ufficio è un ricettacolo di germi

Analizzando il percorso di un virus (innocuo sulle persone) all’interno di un edificio pieno di uffici, si è visto che bastano due ore perché il virus contamini la break-room, i bagni, gli uffici e le singole postazioni, mentre nel giro di quattro ore il contagio si era propagato a oltre il 50% delle superfici toccate dalle persone e sulle mani di circa la metà degli impiegati. Gli open-space, indubbiamente molto apprezzati, oltre a facilitare la comunicazione e la collaborazione fra colleghi, agevolano anche la diffusione dei virus. Aumentando il numero di impiegati che lavora nella stessa stanza, infatti, crescono anche i giorni di assenza per malattia.

Fonte: corriere.it

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