Nonni, i nostri supereroi moderni

Sono attivi. Sono dinamici. E il loro invecchiamento è sempre più ritardato. Svolgono in famiglia, e nella società, ruoli chiave universalmente riconosciuti. Sono gli ultra sessantenni di oggi. E, fin qui, il ritratto è certamente più che positivo. Ma, si è chiesta una recente indagine condotta da Astra Ricerche per conto di Pfizer, i nonni d’Italia sono sempre consapevoli del proprio ruolo e di come prendersi cura di sé? E come affrontano il tema della salute e della prevenzione, rispetto a malattie gravi come, ad esempio, la polmonite?

Il ruolo e il valore dei nonni per i più giovani e in famiglia

Agli anziani vengono riconosciuti ruoli sostanziali per le generazioni più giovani e per le famiglie in generale. Sono un supporto importante per la custodia e l’educazione di bambini e ragazzi (71%), custodi della memoria collettiva (66%) e grazie alla loro esperienza sono in grado di offrire consigli e insegnamenti (61%). Emerge un rapporto che mescola compagnia, autorevolezza, protezione e divertimento in grado di rafforzare i legami tra una generazione e l’altra (48,4%). Nell’esperienza personale degli intervistati più giovani, i nonni rappresentano figure cui hanno sempre portato rispetto (91%), sono oggetto di ammirazione e interesse (80%), modello per i loro valori e i loro comportamenti (76%), punto di riferimento a cui chiedere aiuto e consiglio (68%), sono moderni Supereroi.

Manca la consapevolezza di essere soggetti a rischio

In generale, gli over 60 di oggi sono considerati e si sentono più in forma rispetto ai loro omologhi di 30 anni fa, soggetti attivi, dinamici e in forze. In tema di malattie gravi e potenzialmente letali come la polmonite, gli ultra-60enni sono più informati rispetto al 2015 (14%) e cresce parallelamente anche la percezione di gravità e diffusione della malattia (+8%). Malgrado ciò, si sentono sempre meno a rischio, tanto che solo 1 su 10 pensa di poterla contrarre (9%, contro il 24% del 2015). Spesso gli adulti sani non sono consapevoli del potenziale rischio di contrarre malattie infettive, ritenendo di non aver bisogno dei vaccini. In realtà, tutti siamo a rischio di contrarre la polmonite, che è tutt’ora una delle più infezioni nei Paesi Occidentali, con conseguenze anche molto gravi.

Invecchiare in salute: incongruenze e falsi miti sulla prevenzione

Dalla ricerca emergono incongruenze sulle modalità di prevenzione di patologie gravi come la polmonite. Il 75% del campione ritiene che questa malattia si possa prevenire (+15% negli over60) ma, per la maggior parte di chi lo pensa (83%), la chiave per la prevenzione risulta essere il mantenersi in buona salute, per avere il sistema immunitario sempre “pronto”. La risposta è largamente dominante rispetto al lavarsi spesso le mani con acqua tiepida e sapone (37%, 51% nella fascia 70-85enni). Solo un intervistato su tre pensa che la prevenzione di questa patologia passi attraverso la vaccinazione, nonostante negli ultimi anni siano aumentate sia la conoscenza del vaccino contro la polmonite (+12,8%, +19% negli over60) sia il numero di persone che dichiarano di essersi vaccinate (+4,8%). Tra coloro che non si dichiarano vaccinati, solo il 38,5% degli over60 intende farlo.

La vaccinazione: l’unico strumento di prevenzione

La vaccinazione antipneumococcica è, a oggi, l’unico strumento di prevenzione primaria in grado di evitare l’infezione da pneumococco e prevenire lo sviluppo delle malattie e delle complicanze che questo batterio può portare. In particolare, con il vaccino coniugato, che negli adulti richiede un’unica somministrazione per tutta la vita, si può ‘tenere pronto’ il sistema immunitario a reagire nel caso di infezione da pneumococco. I LEA prevedono che il vaccino pneumococcico sia raccomandato e gratuito in tutte le regioni per tutti coloro che hanno 65 anni o per chi ha una patologia cronica come ad esempio patologie polmonari croniche, malattie cardiovascolari o il diabete.

I nonni: una risorsa sempre più preziosa

Rispetto al ruolo degli ultrasessantenni nella società e in famiglia, sono proprio i più giovani che fanno emergere con forza la centralità della creazione di una cultura del benessere (89%), di campagne loro dedicate per la prevenzione di patologie importanti di cui non sempre sono consapevoli ma che possono avere su di essi effetti particolarmente severi (85%), perché i nonni sono e saranno sempre di più una risorsa preziosa (74%).

Fonte: vogliadisalute.it

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