Patologia cronica caratterizzata da un’infiammazione dell’intestino, la malattia di Crohn può colpire l’intero tratto gastrointestinale dalla bocca all’ano, ma nell’80-90% dei casi si localizza nell’ultima parte dell’intestino tenue, cioè nell’ileo.
Il suo esordio clinico si colloca tendenzialmente fra i 15 e i 45 anni e colpisce con la stessa frequenza maschi e femmine, ma con una maggiore diffusione nei Paesi occidentali, probabilmente per una questione di stile di vita.
Vito Annese, responsabile del dipartimento di gastroenterologia alla Valiant Clinic di Dubai spiega cause, sintomi, diagnosi e terapie
Le cause
Non sono note, ma ci sono diversi fattori che, combinati, possono scatenare la malattia.
Un familiare di primo grado con il Crohn è il principale elemento di rischio, a cui si possono aggiungere fattori ambientali (come il fumo di sigaretta), dietetici e un’alterazione della flora intestinale. La malattia di Crohn può manifestarsi anche in occasione di un evento particolarmente stressante, che può essere un lutto, una separazione o un problema di lavoro, ma senza la concomitanza di altri fattori scatenanti lo stress non è determinante.
I sintomi
Sono molto variabili, a seconda di dove si localizza la malattia di Crohn. Se interessa la parte finale dell’intestino, quindi il colon, è comune avere diarrea, spesso con presenza di sangue nelle feci. Se è localizzata a monte del tratto gastrointestinale, cioè nell’intestino tenue, i sintomi possono essere costipazione e dolori addominali. Un sintomo comune, e indipendente dalla zona colpita, è la perdita di peso accompagnata da febbre o sintomi extra intestinali, come dolori articolari.
La diagnosi
Non esiste un unico esame in grado di dare tutte le risposte, perché i sintomi della malattia di Crohn vengono spesso scambiati per quelli della sindrome dell’intestino irritabile. Il primo esame da fare in presenza di sintomi è la calprotectina fecale, che permette di individuare un’infiammazione che ha origine nell’intestino. Se si rilevano indici di infiammazione alterati, anemia o carenza di ferro, allora bisogna procedere con valutazioni strumentali, tra cui la ileocolonscopia, in grado di individuare lesioni caratteristiche della malattia di Crohn nel colon e nell’ileo, zone dell’intestino dove è più frequente il localizzarsi della patologia. Se questo esame non risulta sufficiente alla diagnosi e si sospetta che la malattia possa essere localizzata più a monte, è necessario studiare l’intestino tenue con risonanza magnetica o videocapsula. Per arrivare a una diagnosi precisa, il medico deve quindi mettere insieme sintomi, test di laboratorio e lesioni identificate tramite gli esami strumentali.
Le terapie
Il primo passo per migliorare la malattia di Crohn è modificare, dove è possibile, lo stile di vita. A partire dalla dieta, prediligendo un’alimentazione naturale ed equilibrata, e dalla sospensione del fumo.
Parallelamente è necessaria una terapia antinfiammatoria specifica. Nel tempo abbiamo avuto a disposizione diversi medicinali, modulati o combinati a seconda dell’aggressività della patologia, a partire dai cortisonici, che ancora oggi vengono utilizzati, fino ad arrivare ai farmaci biologici, i più recenti e selettivi, che vanno a interrompere alcune vie specifiche dell’infiammazione.
Se però la cura inizia troppo tardi o il paziente non risponde alle terapie, allora è necessario ricorrere all’intervento chirurgico perché nelle sue fasi avanzate la malattia di Crohn può generare complicanze quali ascessi addominali, stenosi o fistole intestinali.
La malattia di Crohn può scomparire?
In generale, il decorso varia a seconda di come si manifesta la malattia, se in modo aggressivo o lieve. Nel primo caso, possono essere necessari interventi ripetuti con un impatto notevole sulla qualità della vita del paziente, mentre nel secondo, le persone riescono a controllare i sintomi senza troppi problemi e, soprattutto, senza una riduzione dell’aspettativa di vita.
Fonte: ok-salute.it
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