Di memoria si parla molto, ma di solito se ne lamentano i deficit. E molti scienziati si dedicano allo studio della «macchina dei ricordi» per capire dove si inceppa. Ma tutti cercano di carpirne i segreti indagando sui casi di scarsa memoria e di declino cognitivo legato all’età. In Italia, invece, un gruppo di ricercatori ha ribaltato il punto di partenza, studiando quelli che ricordano «troppo». Li chiamano «ipermemori» e hanno presente ogni giorno della loro vita, ogni particolare di anni o giorni fa, nei dettagli, anche se sono stati giorni grigi, senza storia. Si tratta di un numero molto esiguo di persone con una «ipermemoria autobiografica» e otto di loro sono stati sottoposti a uno studio di risonanza magnetica funzionale, nel tentativo di comprendere i meccanismi neurobiologici alla base di tale straordinaria capacità.
Come un flash-back
Durante la scansione cerebrale, ai soggetti è stato chiesto di rievocare esperienze autobiografiche relativamente recenti («L’ultima volta che hai preso un treno») o remote («La prima volta che hai baciato qualcuno»). Nell’arco di trenta secondi, i soggetti dovevano premere un pulsante per indicare che avevano rintracciato quello specifico ricordo in memoria (fase di accesso al ricordo) e poi continuare a rivivere il ricordo quanto più possibile nel dettaglio (fase di elaborazione del ricordo). Come ci si aspettava, i soggetti con ipermemoria autobiografica hanno rievocato un numero maggiore di dettagli e con maggior vividezza rispetto ai soggetti di controllo. Sorprendentemente, le differenze funzionali tra ipermemori e controlli sono state riscontrate unicamente nella fase di accesso al ricordo, ma non nella fase di elaborazione dello stesso.
Nuove frontiere sullo studio della memoria
Durante la fase di accesso, i soggetti ipermemori hanno mostrato un incremento di attivazione della corteccia prefrontale mediale e della sua connettività funzionale con l’ippocampo, soprattutto nel caso di ricordi remoti. Questi risultati sembrano mostrare che l’ipermemoria consiste principalmente nella capacità di accedere, tramite il circuito prefrontale-ippocampale, a tracce mnestiche non sono accessibili invece ai soggetti di controllo, spiegando così la maggiore capacità dei soggetti ipermemori di riportare alla luce dettagli infinitesimi del loro passato. Questo studio apre nuove frontiere di ricerca sulla memoria. Comprendere i sistemi neurobiologici alla base dell’iper-funzionamento della memoria fornisce di fatto importanti indicazioni su come intervenire per ripristinare un funzionamento adeguato dei sistemi di memoria in condizioni patologiche.
Fonte: fondazioneveronesi.it
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