La carriera della supercampionessa di sci Lindsey Vonn, oltre che di grandi traguardi, è costellata di vari infortuni. La sua storia clinica ci ricorda che sono diversi gli infortuni che possono capitare a uno sciatore, dal professionista all’appassionato della settimana bianca. Piccole e grandi articolazioni sono le sedi che più di frequente possono subire un trauma a seguito di una caduta dagli sci.
Ginocchio: distorsioni e legamenti
Il ginocchio è certamente il tallone d’Achille degli sciatori. Come ha rilevato la Fis, la Federazione Internazionale Sci, tra gli atleti impegnati in Coppa del Mondo fra il 2006 e il 2016, il 40% degli infortuni ha riguardato proprio questa articolazione. «Il ginocchio è interessato dalle forze di torsione, flessione e rotazione che si esercitano con la sciata. E quando queste forze superano la capacità di resistenza dei legamenti ecco che si verifica una distorsione», ricorda il dottor Volpi, Responsabile di Ortopedia del ginocchio e traumatologia dello sport di Humanitas. È questo l’infortunio più comune tra gli amanti dello slalom e delle discese.
La conseguenza di un trauma distorsivo dopo una caduta in pista è la rottura dei legamenti. «Una caduta può comportare anche una lesione degli altri tessuti dell’apparato capsulo-legamentoso come i menischi». Meno frequenti, ma comunque invalidanti, le fratture alla caviglia, «un’articolazione che beneficia della protezione degli scarponi ma che comunque non è del tutto esente da rischi», ricorda l’esperto
Spalla
Una caduta con un impatto diretto sulla spalla può causare una frattura dell’omero oppure una lussazione: «Questa evenienza provoca la perdita di contatto fra la testa dell’omero e la cavità della scapola in cui si articola l’osso del braccio. Ma oltre alla lussazione – continua il dottor Volpi – si può verificare, ad esempio con una caduta a braccio teso, una lesione a carico del labbro glenoideo prossimale, definita SLAP, o una lesione della cuffia dei rotatori, il complesso dei muscolo tendineo che, rende stabile l’articolazione, permettendo i movimenti del braccio». Un trauma acuto sulla spalla può comportare anche una frattura della clavicola oppure una lussazione acromio claveare.
Mano, pollice e polso
Se il tennista ha il “gomito” e il nuotatore la “spalla”, lo sciatore ha il “pollice”. Il pollice dello sciatore è infatti un tipico infortunio di chi pratica questo sport. «A causare la rottura del legamento del pollice è la forza esercitata dal bastoncino con l’impatto traumatico. Questo legamento mantiene stabile l’articolazione metacarpo-falangea. Si tratta di un infortunio piuttosto comune anche in altre attività sportive». Per gli esperti della Fis, le lesioni di mano, pollice e polso rappresentano circa il 10% degli infortuni tra i professionisti dello sci alpino: «Basta cadere con la mano iperestesa, con il polso flesso, per procurarsi una frattura al polso.
Collo e schiena
Gli infortuni che possono interessare la colonna vertebrale sono meno frequenti ma più pericolosi, anche potenziali cause di invalidità: soprattutto fratture vertebrali. «La colonna vertebrale è inoltre sollecitata dai movimenti che si fanno in pista durante le discese ed è facile terminare la settimana bianca o il weekend in montagna con la classica lombalgia o dover fare i conti con una contrattura muscolare». Ma allo sci, così come ad altri sport come il pugilato o lo snowboard, può essere associato anche il cosiddetto colpo di frusta: «Perdendo l’equilibrio e cadendo, il collo subisce un movimento brusco, ampio e anomalo, che determina una distorsione del rachide cervicale. Le articolazioni, i muscoli e i legamenti del rachide cervicale subiscono così uno stress eccessivo e improvviso che provoca dolore e spesso impotenza funzionale».
La prevenzione degli infortuni
Proprio per evitare di dover tornare in ufficio con il mal di schiena, ma in generale per ridurre il rischio di infortuni anche più gravi, è bene arrivare in forma sugli impianti delle località sciistiche: «Bisogna essere allenati, avere un buon tono muscolare in particolare della muscolatura addominale e paravertebrale, ovvero i muscoli che danno l’equilibrio e permettono all’atleta di controllare i movimenti, di dosare la forza. Naturalmente – continua il dottor Volpi – non bisogna trascurare la muscolatura degli arti inferiori, né il loro benessere articolare. Prima di partire per le vette innevate è bene fare un po’ di attività fisica aerobica presciistica, in palestra, in piscina o con la bicicletta, anche per rendere le articolazioni più flessibili e per allenare l’apparato cardiorespiratorio».
Sulle piste
Prima di entrare in pista è indicato fare un po’ di riscaldamento e di stretching mentre con gli sci ai piedi, sempre per prevenire incidenti, è fondamentale rispettare le norme di sicurezza e le raccomandazioni per la protezione: «Tutti devono indossare il casco, non solo i bambini, e anche le altre protezioni, ad esempio quelle per il tronco. Non bisogna eccedere con la velocità, soprattutto se si è meno esperti, non osare con i fuoripista, rispettare la presenza degli altri sciatori, fermarsi e riposarsi quando si comincia ad accusare un po’ di stanchezza. Chi è meno vigile o con meno energie, infatti, è esposto a un maggior rischio di incidenti. E infine – conclude il dottor Volpi – è bene controllare le condizioni delle piste più volte nell’arco della giornata poiché, con il passare delle ore, potrebbe diventare più impegnativo sciare su neve meno sicura».
Fonte: corriere.it
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