Una chat in sostegno dei malati Alzheimer

Una chat arriva in aiuto dei malati di Alzheimer, per sostenerli nel ricordare episodi della propria vita e informazioni importanti per l’esistenza quotidiana: si tratta di Chat Yourself, un ‘chatbot’ sviluppato da Nextopera.
È in pratica un assistente virtuale, capace di memorizzare l’intera vita di una persona, restituendole su richiesta informazioni fondamentali come, ad esempio, il nome e il contatto dei propri figli, il percorso per tornare a casa, le scadenze della settimana, eventuali allergie e altri elementi personali utili ad affrontare al meglio la propria giornata.

L’Alzheimer e la memoria

La perdita progressiva della memoria è uno dei sintomi più comuni della malattia di Alzheimer. È spesso il primo segnale che induce a sospettare che qualcosa non va e a rivolgersi ad un medico. Nella malattia di Alzheimer, il ricordo dei fatti recenti tende a essere più colpito, mentre la memoria a lungo termine resiste per molti anni dall’inizio della malattia. Questa condizione può essere molto frustrante per il malato, perché interferisce con le attività quotidiane e i rapporti interpersonali. Per fortuna, ora è possibile fornire al malato anche un supporto tecnologico.

Uno scrigno dei ricordi virtuale

Secondo quanto riferito in una nota, Chat Yourself è stato sviluppato su Messenger, l’applicazione di messaggistica istantanea di Facebook, anche grazie al supporto dell’intelligenza artificiale.  Ideato da Young & Rubicam, con il patrocinio di Italia Longeva e la collaborazione di Facebook, il chatbot può davvero fare la differenza nel sostegno agli anziani e più in generale alle persone che soffrono di demenza e malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, restituendo risposte a ogni genere di domanda.

Al servizio dei malati

Inoltre attraverso l’invio di notifiche personalizzate, lo strumento ricorda al malato la disponibilità costante di un supporto, lo aiuta a mantenere la routine dell’orario in cui fare colazione o gli rammenta di prendere un medicinale. “Questo progetto non sconfigge l’Alzheimer ma va nella giusta direzione, offrendo ai malati un nuovo modo di vivere la malattia. È uno strumento utile ad affrontare le prime fasi dopo la diagnosi, grazie a un supporto che rimpiazza il danno provocato dalla malattia“, ha affermato Roberto Bernabei, Presidente di Italia Longeva e Direttore del Polo Invecchiamento, Neuroscienze, Testa-Collo ed Ortopedia Fondazione Policlinico A. Gemelli. “Come Italia Longeva – ha concluso – spingiamo fortemente per una tecnologia al servizio dell’invecchiamento”.

Fonte: ansa.it

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