Carenza di vitamina D: rischi e prevenzione

Il deficit di vitamina D è un problema frequente sia in età pediatrica che adulta. Durante la vita intrauterina e l’infanzia uno stato carente di questa sostanza può produrre ritardo della crescita e deformità scheletriche. Nelle persone adulte può accelerare o aggravare l’osteoporosi e l’osteopenia (riduzione della massa ossea); può causare debolezza muscolare e incrementare il rischio di fratture. Nell’età avanzata invece può aumentare il rischio di frattura del femore.

I sintomi della carenza di vitamina D

La scoperta che molti tessuti e cellule del nostro corpo presentano il recettore per la vitamina D (preposto cioè alla sua formazione), ha aperto nuovi orizzonti sulle molteplici funzioni di questa vitamina. Molto interesse ha suscitato il ruolo che questa vitamina può avere nel ridurre il rischio di malattie croniche, tra le quali troviamo anche neoplasie frequenti, malattie immunitarie, malattie infettive e patologie cardiovascolari. Persino alcune forme di depressione possono essere legate alla carenza di questa vitamina.

Le fonti di vitamina D

Le principali fonti di vitamina D sono l’esposizione alla luce solare, la dieta e l’uso di integratori specifici. In natura, però, sono pochi gli alimenti naturalmente ricchi o fortificati con questa vitamina e solo una dieta ricca di pesci grassi può prevenirne il deficit. In caso di carenza di vitamina D vengono assorbiti solo il 10-15% del calcio e circa il 60% del fosforo presenti nella dieta.

Il fabbisogno di vitamina D

Il fabbisogno raccomandato di questa vitamina generalmente dipende dall’età:

– bambini e adulti fino ai 50 anni di età: 200 unità al giorno;

– soggetti di età compresa tra i 51 ed i 70 anni di età: 400 unità al giorno;

– per gli over 70, l’apporto consigliabile è di 600 unità al giorno.

L’esposizione di braccia e gambe per 5-10 minuti (a seconda dell’ora della giornata, della stagione, della latitudine e della pigmentazione cutanea) tra le 10 del mattino e le 3 del pomeriggio è di solito sufficiente.

Luce solare e vitamina D

Teoricamente, prendere il sole in costume per il tempo necessario a produrre un minimo di eritema equivale produrne circa 20.000 unità. Ma non è necessario causare danni alla pelle. Infatti, la produzione si verifica anche in presenza di creme solari: quello dell’abbronzatura e della produzione di vitamina D sono due processi diversi. Fortunatamente, la pelle ha una grande capacità di produrre vitamina D, anche in età avanzata, al fine di ridurre il rischio di fratture.

È stato rilevato che le donne che ne assumono abbastanza con la dieta l’esposizione solare oppure i supplementi, possono ridurre fino al 29% il rischio di fratture. Persino molti lettini abbronzanti emettono dal 2 al 6% di radiazione ultravioletta B e possono rappresentare una fonte di vitamina D, purché se ne faccia uso con l’applicazione di filtri solari. Una ragionevole esposizione solare durante i mesi più caldi può assicurare la produzione di un’adeguata quota di vitamina D, che viene stoccata nel grasso corporeo per essere poi rilasciata nei mesi invernali, quando può essere prodotta con maggiore difficoltà.

Diagnosi della carenza di vitamina D

Purtroppo è un fenomeno abbastanza frequente che una carenza di vitamina D non venga diagnosticata e che quindi non si proceda in tempo a un’eventuale integrazione. Questa carenza può essere diagnosticata con un semplice prelievo del sangue. Alcuni studi hanno evidenziato che le donne in menopausa che avevano assunto il loro apporto di 1.100 di Unità di questa vitamina hanno registrato un calo fino al 60-70% del rischio di tumori.

Come prevenire le carenze 

Per evitare carenze, gli specialisti suggeriscono l’assunzione di 800 unità al giorno di vitamina D. Ma, a meno che non si mangi pesce grasso frequentemente è molto difficile assumerne un adeguato apporto sulla base delle sole fonti alimentari. La soluzione non può essere fornita da un’esagerata esposizione al sole, poiché questa aumenta il rischio di danni alla pelle. Quindi, una responsabile esposizione alla luce solare e l’uso di integratori, su indicazione del medico, sono necessari per poter soddisfare il fabbisogno corporeo della vitamina D.

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