Tumori, in Italia si allunga la sopravvivenza

Diminuisce anche in Italia il numero dei decessi causati dai tumori. Poco tempo fa, il report annuale dell’American Cancer Society aveva evidenziato come negli Stati Uniti le morti si siano costantemente ridotte dal 1991 al 2014, tanto da rappresentare un calo del 25% in circa 25 anni. E il trend del nostro Paese è simile a quello USA, come emerso da un convegno nazionale al Ministero della Salute sulle nuove frontiere della lotta al cancro organizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM).

Calano i decessi e si allunga la sopravvivenza

I dati dell’Istituto nazionale di statistica -ISTAT indicano per il 2013 (ultimo anno disponibile) in Italia 176.217 decessi attribuibili al cancro: 1.134 in meno rispetto al 2012. I tumori sono la seconda causa di morte (29% di tutti i decessi) dopo le malattie cardio-circolatorie (37%). Il tumore che ha fatto registrare il maggior numero di decessi è quello al polmone, seguito da colon-retto, mammella, pancreas, stomaco e prostata.

Le cause del successo

«Esattamente come negli Stati Uniti – dice Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM -, la diminuzione di mortalità è dovuta soprattutto alla lotta al fumo, all’efficacia delle campagne di prevenzione e diagnosi precoce con gli screening . E alle nuove terapie, che stanno iniziando a dare risultati significativi». Come dimostrano chiaramente anche le cifre, in costante crescita, degli italiani sopravvissuti al cancro, che erano due milioni e 244mila nel 2006 e oggi sono oltre tre milioni: a conti fatti, in pratica, un connazionale su 20 è vivo dopo l’esperienza di un tumore.

Terapie mirate: a ogni farmaco di precisione il suo test

La «rivoluzione» delle target therapies (o farmaci a bersaglio molecolare) è iniziata diversi anni fa e oggi i malati di cancro hanno a disposizione medicinali che sono efficaci in caso di ben definite mutazioni genetiche. «In diciassette anni (tra il 1990 e il 2007) i cittadini che hanno sconfitto il cancro nel nostro Paese sono aumentati del 18% fra gli uomini e del 10% fra le donne – continua Pinto -. Oggi sappiamo che non esiste “il” tumore ma “i” tumori e che la malattia si sviluppa e progredisce diversamente in ogni persona. Perché il paziente possa ricevere una terapia di precisione sono necessarie una diagnosi accurata e una definizione del profilo molecolare della malattia con test specifici».

Oggi sono disponibili terapie mirate per alcuni dei tumori più frequenti

«All’identificazione di un fattore molecolare con ruolo predittivo deve far seguito una terapia mirata, perché questo è l’unico modo di migliorare l’aspettativa di vita dei malati – sottolinea Paola Queirolo, responsabile dell’Unità Melanoma e Tumori cutanei all’IRCCS San Martino IST di Genova -. Un caso esemplare è quello del melanoma che fa registrare ogni anno nel nostro Paese quasi 14mila nuovi casi. In questo tumore della pelle funzionano trattamenti a bersaglio molecolare che agiscono su specifiche alterazioni a carico del DNA della cellula tumorale. Prima dell’arrivo di queste armi innovative, la sopravvivenza media in stadio metastatico era di appena 6 mesi. Le nuove molecole hanno aperto un “nuovo mondo” non solo in termini di efficacia e attività, ma anche di qualità di vita per la bassissima tossicità e la facile maneggevolezza».

Fondamentale la collaborazione fra oncologo e patologo

L’AIOM ha costituito un tavolo di lavoro permanente con la Società Italiana di Anatomia Patologica e Citopatologia (SIAPEC-IAP) per la caratterizzazione molecolare delle neoplasie in funzione terapeutica. «Da più di 10 anni – continua Paolo Marchetti, direttore dell’Oncologia Medica all’Ospedale Sant’Andrea di Roma – abbiamo unito gli sforzi per redigere le raccomandazioni che permettono di definire con precisione le caratteristiche biologiche di cinque tipi di cancro: al seno, al colon-retto, al polmone, allo stomaco e il melanoma. La collaborazione tra oncologo e patologo è fondamentale per realizzare un approccio personalizzato alla cura del paziente. Ciò che l’anatomopatologo scrive nel referto diventa uno dei pilastri fondamentali delle successive scelte terapeutiche».

Fonte: corriere.it

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