Il cancro al pancreas tra i big killer nel 2017

Con 500 morti in più rispetto al cancro al seno, il tumore al pancreas nel 2017 salirà al terzo posto nella classifica delle malattie oncologiche più pericolose in Europa. I 91.500 decessi attesi per il prossimo anno posizionano infatti il tumore al pancreas subito dopo a quello ai polmoni e al colon-retto e prima di quello alla mammella, responsabile di 91 mila morti.

La classifica

L’ingresso del cancro al pancreas nella terna dei “big killer” è stato annunciato lo scorso ottobre durante la Ueg Week 2016, l’evento promosso dalla United European Gastroenterology che riunisce esperti da tutto il mondo per discutere le ultime novità nel campo della gastroenterologia.

Le statistiche

Questa previsione si basa su un modello statistico che consente di proiettare i tassi di mortalità in avanti fino al 2025. A quel punto le morti causate dal cancro al pancreas in Europa saranno arrivate a 115 mila, il doppio rispetto ai dati registrati nel 2010. E tutto ciò accadrà per un solo motivo: il tumore al pancreas non dà speranze di sopravvivenza.

Manca ancora una cura per il tumore al pancreas

L’incidenza della malattia in Europa è piuttosto bassa rispetto al cancro al polmone o al colon, eppure la mortalità è alta. Il che rispecchia un dato di fatto: a differenza di altri tipi di cancro, la diagnosi di tumore al pancreas da quarant’anni a questa parte viene consegnata ai pazienti come una sentenza di condanna a morte senza possibilità di appello. Il bagaglio terapeutico a disposizione dei medici di oggi è la copia esatta di quello adottato negli anni Settanta. Solo il 5 per cento dei malati riesce così a sopravvivere per cinque anni dopo avere avuto il tragico responso. Nonostante queste allarmanti statistiche, però, il 64 per cento dei Paesi europei non hanno conoscenze approfondite della malattia e non adottano politiche di prevenzione e screening efficaci.

L’importanza della diagnosi precoce

«Il tasso di sopravvivenza del cancro al pancreas è più basso rispetto a qualunque altro tipo di tumore – spiega Matthias Löhr, specialista della Ueg – Di conseguenza è di vitale importanza che i pazienti ricevano una diagnosi tanto precoce da poter consentire un intervento chirurgico che è attualmente l’unico sistema di cura. Il consiglio, per i cittadini come per i medici, è quello di aumentare le proprie conoscenze sui sintomi». Attenzione quindi ai segnali da riconoscere. Possono fare da campanelli d’allarme la comparsa improvvisa di diabete, i dolori addominali e alla schiena, i cambiamenti nelle funzioni intestinali e l’itterizia.

Fonte: healthdesk.it

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