Un legame profondo come il tempo

Da sempre, nella sua storia, l’uomo ha intrattenuto stretti rapporti con gli animali, non solo per cibarsi della loro carne, utilizzare la loro pelle per coprirsi e la loro forza nel lavoro agricolo, ma anche per godere della loro compagnia. Infatti, se sentite qualcuno affermare che il proprio cane è un membro della famiglia credetegli: la scienza ha dimostrato che effettivamente tra l’animale e il suo proprietario si crea un reciproco rapporto emozionale simile, se non pari, a quello tra genitori e figli.

Un legame instaurato più di cinquantamila anni fa e iniziato con ammiccanti sguardi d’intesa, come in un film d’amore: così è iniziata l’interazione tra le due specie, sfociata poi nella trasformazione che ha portato il lupo che tanto tempo fa si aggirava nei pressi degli stanziamenti degli uomini primitivi a diventare il fedele animale domestico di oggi.

Uno studio condotto da ricercatori giapponesi afferma che quando i nostri amici a quattro zampe ci guardano con quegli occhioni languidi e noi ricambiamo ammirandoli teneramente, nel nostro cervello si attivano le stesse reti di collegamenti neurali preposte a innescare l’istinto genitoriale, in particolare quello di attenzione e cura che le madri generano verso i figli. In tutte le popolazioni umane sono presenti animali da compagnia e il tratto che caratterizza questi rapporti è sempre la tendenza ad accudire e a prendersi cura dei cuccioli.

Insomma, di fronte a un cucciolo siamo presi dalla tenerezza, ossia dalla voglia di adottarlo, accudirlo e dargli da mangiare. È dunque verosimile che proprio la tenerezza, e non un calcolo di utilizzo, abbia determinato l’inizio della domesticazione, probabilmente perchè i “cuccioli d’uomo” nascono totalmente inermi e l’uomo ha una forte motivazione a prendersi dei bambini appena nati.

Di fatto, pare che il nostro cervello abbia stampate indelebilmente almeno parte delle capacità di interazione dell’uomo con animali e piante, soprattutto quelle che si sono rivelate necessarie alla sopravvivenza della specie. Infatti, perchè mai la vista del verde e il rapporto con gli animali, la cosiddetta Pet tTherapy, avrebbe sui pazienti in ospedale effetti positivi come l’abbassamento della pressione, la riduzione dello stress e un accorciamento dei periodi di degenza?

Con la rivoluzione urbana del Novecento l’uomo ha divorziato dagli animali domestici, molti dei quali sono finiti negli allevamenti intensivi. Ad accompagnarci nelle metropoli convulse sono rimasti solo il cane e il gatto. Ma nelle tradizioni orali, nelle credenze e nelle favole restano le tracce della grande influenza che gli animali hanno avuto nella storia umana.

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