Le donne europee e italiane sono sufficientemente informate sui tumori femminili e sul rischio di sviluppare un cancro al seno, all’utero o all’ovaio nelle diverse fasi della vita? Sanno che gli screening oncologici hanno molti pro, ma anche qualche contro? È quanto si sono chiesti i ricercatori del progetto europeo FORECEE. I ricercatori hanno invitato più di 3.600 donne residenti in cinque Paesi (Italia, Germania, Gran Bretagna, Svezia, Repubblica Ceca) a partecipare a un sondaggio. Quando i ricercatori hanno elaborato i risultati, sono rimasti piuttosto sorpresi. Questa indagine europea suggerisce che nel nostro Paese molte donne hanno scarse conoscenze di base per affrontare consapevolmente gli esami di screening.
In Italia ci sono ancora false credenze o errori
Per esempio, non si può sapere con certezza se una donna svilupperà un tumore del seno, tuttavia – in base ad alcuni fattori come età, gravidanze, familiarità – si può stimare se corre un rischio più o meno alto. Una donna su due riteneva invece di correre un rischio di sviluppare un tumore femminile più alto di quello correttamente stimato. Un dettaglio non da poco perché conoscere il proprio livello di rischio è importante nel momento in cui si decide di sottoporsi a uno screening oncologico come nel caso della mammografia.
Diagnosi precoce, sovradiagnosi e sovratrattamento dei tumori femminili
Inoltre, quasi tutte le campagne sugli screening spiegano che con questi strumenti è possibile identificare i tumori in fase precoce, quando è più facile curarli, e che questo riduce la percentuale dei casi non curabili. Spiegano anche, però, che lo screening può anche identificare una condizione anomala, non ancora definibile cancro e che forse tale non diventerà mai (si parla in questo caso di sovra-diagnosi). Poiché non è possibile sapere come questi casi evolveranno, in genere si inizia comunque un iter diagnostico, e in alcuni casi anche terapeutico, con il rischio di subirne gli effetti negativi senza un reale beneficio (i medici parlano in questo caso di sovra-trattamento).
Solo un’intervistata su 10 era a conoscenza del fatto che la mammografia comporta benefici, ma che ha anche dei limiti che vanno valutati dal medico caso per caso. Una donna su due era persino convinta che la mammografia potesse prevenire il tumore della mammella (cioè impedire al tumore di formarsi), mentre è solo uno strumento per una diagnosi tempestiva di tumori femminili che però sono già presenti.
La necessità di migliorare l’informazione sui tumori femminili
In sintesi i risultati dello studio indicano che in Italia andrebbero fornite informazioni più chiare e dettagliate sulla prevenzione dei tumori femminili e sugli screening oncologici. I ricercatori sottolineano che nelle condizioni attuali è più difficile che le pazienti siano in grado di partecipare in modo consapevole alla prevenzione. La soluzione sta nell’investire maggiormente in campagne informative più adeguate, per aumentare le conoscenze delle italiane (e non solo) in materia di salute.
Fonte: airc.it
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