Tumori: la diagnosi precoce può fare la differenza

Prima viene scovato, più a lungo si sopravvive. L’importanza della diagnosi precoce nella lotta ai tumori è questione nota, ma ora per la prima volta l’Office for National Statistics, ente del Sistema sanitario britannico, ha pubblicato sul British Medical Journal delle stime di sopravvivenza dei vari tumori in base allo stadio in cui è stata effettuata la diagnosi. Scoprendo così che per alcuni tipi di cancro la diagnosi precoce non riesce, purtroppo, ad aggiungere anni di vita, ma per altri può essere determinante. Melanoma, tumore alla prostata e al seno sono quelli che hanno i tassi di sopravvivenza più alti proprio grazie al fatto che in una buona percentuale di casi vengono diagnosticati precocemente. Ma questi nuovi dati statistici dimostrano che ancora troppi tumori vengono diagnosticati in ritardo: quasi la metà dei casi di cancro al polmone, per esempio, vengono scoperti in uno stadio molto avanzato.

Il tumore alla prostata e il linfoma di Hodgkin

Dall’analisi fatta è emerso che il tumore della prostata ha tassi di sopravvivenza ad un anno estremamente alti (circa il 100%) sia quando viene diagnosticato allo stadio 1, 2 o 3 e si scende all’87,6% quando la scoperta del tumore avviene solo allo stadio 4, cioè quando si è già in presenza di metastasi. La sopravvivenza a cinque anni segue un declino simile ma più ripido: raggiunge quasi il 100% per gli stadi 1, 2 e 3, ma cala drasticamente al 47,7% per lo stadio 4. Per il Linfoma di Hodgkin la sopravvivenza è generalmente alta indipendentemente dallo stadio. Persino quando la diagnosi arriva allo stadio 4, la sopravvivenza ad un anno è dell’86,7%.

Colon e polmoni: scoprirlo presto fa la differenza 

All’estremo opposto c’è il cancro del colon per il quale la sopravvivenza ad un anno arriva al 97,7% quando viene diagnosticato allo stadio 1 ma crolla al 43,9% se la diagnosi è tardiva ed arriva solo allo stadio 4. Stesso andamento per il tumore dei polmoni con una sopravvivenza ad un anno che raggiunge l’87,3% per la fase 1 che, però, precipita al 18,7% nel caso in cui la diagnosi sopraggiunga allo stadio 4 del tumore.

Un po’ diversa, invece, la situazione per il cancro del fegato dove è stato osservato un forte calo della sopravvivenza ad un anno negli stadi 2 e 3. La sopravvivenza allo stadio 2 è del 69%, ma per lo stadio 3 è solo del 39,3%.Questa è la prima volta che viene effettuata un’analisi di questo tipo che permette di capire quanto la sopravvivenza a cinque anni possa cambiare in base alla tempestività della diagnosi. Questa ricerca fa emergere ulteriormente la necessità di una maggior sensibilizzazione sull’importanza di una diagnosi precoce.

La tempestività della diagnosi aiuta nei tumori più aggressivi

Ma come mai per alcuni tipi di tumore la differenza tra una diagnosi precoce è più marcata che in altri? Dipende dal fatto che per alcuni tipi di tumore, come il Linfoma di Hodgkin e quello alla prostata ci sono oggi cure efficaci che funzionano anche nelle fasi più avanzate. Inoltre, questi tumori hanno un’aggressività biologicamente diversa rispetto ad altri tipi di tumori come quello allo stomaco, alle vie biliari e al polmone nei quali la differenza tra intervenire precocemente o tardivamente è particolarmente importante

L’importanza dell’adesione agli screening

Le differenze emerse da questa indagine, comunque, non cambiano il fatto che la diagnosi precoce è sempre importante: Questi dati confermano che l’attivazione di programmi di screening sul territorio si possono tradurre in un vantaggio enorme sulla sopravvivenza perché consentono un anticipo diagnostico. E scoprire il tumore nelle sue fasi iniziali è importantissimo: Quando si diagnostica un tumore più precocemente riusciamo ad effettuare trattamenti su cellule che hanno avuto meno tempo per accumulare mutazioni che li rendono più resistenti ai farmaci.

I tassi di sopravvivenza in Italia

I cinque tumori che fanno registrare in Italia le percentuali più alte di sopravvivenza sono quelli della tiroide (93%), prostata (91%), testicolo (91%), mammella (87%) e melanoma (87%). Per alcuni tumori a cattiva prognosi, i miglioramenti della sopravvivenza sono stati contenuti negli anni recenti, è il caso ad esempio del tumore del polmone (15% per gli uomini e 19% per le donne) del pancreas (7% e 9%) e colecisti (17% e 15%). Per alcuni tumori per i quali c’è stato un notevole incremento dell’attività diagnostica precoce, la sopravvivenza è notevolmente aumentata, ma su tale incremento influisce, oltre all’anticipazione diagnostica, anche una certa quota di sovradiagnosi, vale a dire di tumori che sarebbero rimasti “silenziosi” senza l’incremento degli esami diagnostici.

L’Italia, se valutata nel suo complesso, presenta un quadro di sopravvivenza pari o superiore alla media europea grazie anche alle campagne di screening attive nel nostro paese. Purtroppo, mentre l’adesione è molto elevata al centro-nord ci sono ancora zone di ampio miglioramento al centro-sud per poter ottenere un vantaggio significativo nei tumori del collo dell’utero, della mammella, del colon retto e dei tumori del polmone in forti fumatori.

Fonte: repubblica.it

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