Tumore al seno, scoperti i geni delle metastasi

Una scoperta italiana potrà personalizzare le terapie per il tumore al seno. Sono stati identificati quei geni in grado di predire il rischio individuale di metastasi. La ricerca, sostenuta dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) e pubblicata su EBiomedicine del Gruppo Lancet, è frutto del lavoro dell’Istituto Europeo di Oncologia e dell’Università di Milano. Si tratta della scoperta di una nuova firma molecolare costituita da geni molto espressi in alcuni tumori mammari e in grado di predire il rischio di metastasi a distanza.

Grazie al lavoro dei ricercatori, si potranno eseguire trattamenti personalizzati, adeguando le terapie mediche e chirurgiche in base al rischio effettivo della singola paziente di sviluppare metastasi nel tempo. Al momento si stanno conducendo studi di validazione dell’efficacia clinica della firma molecolare utilizzando gruppi di pazienti arruolate in studi clinici internazionali. Questo rappresenta un passaggio indispensabile, spiegano i ricercatori, per l’introduzione di questa metodica nella pratica clinica nei prossimi anni.

I geni che predicono il rischio di metastasi

La nuova firma molecolare, composta da 20 geni, misura il grado di “staminalità” presente nel tumore primario, che dipende sia dal numero sia dall’aggressività biologica delle cellule staminali del cancro, e cioè di quelle cellule madri che sono all’origine dell’insorgenza della malattia tumorale e si ritiene siano anche responsabili della formazione di metastasi nel tempo, resistendo ai comuni trattamenti chemioterapici e ormonali. Questa firma molecolare rappresenta uno strumento per la stima del rischio metastatico, più affidabile dei parametri clinico-patologici che oggi comunemente si utilizzano nella pratica clinica per determinare la gravità della malattia, prevederne la prognosi, e di conseguenza scegliere il percorso terapeutico più adeguato per ogni singola paziente affetta da tumore mammario.

Il problema principale per il quale i comuni parametri clinico-patologici non sono sempre accurati nel predire il reale rischio di metastasi è che essi guardano alle caratteristiche dell’intera massa tumorale, invece che alla sottopopolazione di cellule staminali tumorali che si nasconde all’interno dei tumori. La firma molecolare staminale è in grado di misurare il rischio di metastasi in tumori mammari molto differenti tra loro. In questo senso, rappresenta un nuovo concetto nel panorama dei fattori predittivi attualmente disponibili per il tumore del seno, e cioè un modello prognostico fondato su informazioni molecolari ottenute a livello delle rare cellule staminali, che sono le vere responsabili dell’evoluzione della malattia.

Calcolare il rischio per trattamenti personalizzati

La firma di staminalità è in grado di identificare pazienti con basso profilo staminale, associato a un minor rischio di sviluppo di recidiva metastatica, rispetto a pazienti con un rischio significativamente più elevato, a causa dell’alta espressione di geni di staminalità. Ulteriori studi clinici potrebbero dimostrare che le pazienti a basso rischio di recidiva possono essere trattate con approcci terapeutici più conservativi e meno aggressivi, con l’obiettivo di una terapia personalizzata basata sul grado di staminalità misurata con la firma molecolare.

Il passo successivo, più importante, sarà studiare nuovi farmaci, nella prospettiva di nuove terapie molecolari per eradicare la malattia tumorale. Risulta ormai sempre più evidente che le cellule staminali del cancro sono uno snodo vitale per le vie di lotta al tumore del seno.

Fonte: repubblica.it

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