La morte improvvisa del giovane capitano della Fiorentina, Davide Astori, ha colpito profondamente il mondo del calcio e tutti i tifosi. Secondo le prime conclusioni dei medici, il suo cuore lentamente rallentato, fino a fermarsi a causa di una bradiaritmia. Per chiarire le cause di di questo evento e che cosa ha provocato l’aritmia fatale sarà però necessario attendere gli esami genetici.
La bradiaritmia
La bradiaritmia è un’aritmia che si caratterizza per un disturbo nella formazione o nella conduzione dell’impulso elettrico del cuore. «Le aritmie lente possono essere causate da molti tipi di malattie legate alla trasmissione dell’impulso cardiaco: cardiomiopatie, oppure malattie genetiche come la laminopatia, un disturbo per cui il cuore non si contrae bene, o la sindrome di Brugada, caratterizzata da aritmie che insorgono soprattutto durante il sonno, spiega la professoressa Silvia Priori, ordinario di Cardiologia dell’Università di Pavia, Direttore Scientifico Fondazione Salvatore Maugeri.
Un pacemaker naturale
«L’impulso cardiaco parte da cellule che si chiamano “pacemaker”, localizzate nell’atrio destro del cuore – chiarisce Priori-. In altre zone del cuore sono dislocati altri pacemaker che, nei soggetti sani, in caso di malfunzionamento dei primi, entrano in funzione e agiscono come sistema di scorta. Se l’intero meccanismo non si attiva il motivo è certamente una malattia, molto probabilmente di natura genetica». In particolare, chi soffre della sindrome di Brugada, ha un cuore apparentemente sano , ma la condizione può restare asintomatica per tutta la vita ed è molto difficile da diagnosticare.
Un disturbo degli atleti
Nei soggetti giovani le bradiaritmie sono un fenomeno eccezionale, generalmente causato da patologie organiche o genetiche non sempre intercettate. Ma è anche vero che la brachiaritmia è un tipo di disturbo caratteristico degli atleti professionisti o delle persone molto allenate, il cui cuore ha un battito più lento del normale, intorno ai 50-60 battiti al minuto. «In questi casi – spiega il professore Valerio Sanguigni, cardiologo e docente di Medicina interna all’Università di Roma Tor Vergata – il ritmo del cuore può scendere molto al di sotto di una soglia di sicurezza, soprattutto durante la notte con conseguenze anche fatali».
Il problema nasce quando il battito del cuore, durante il sonno scende fino a 30-35 battiti al minuto. «In questi casi – aggiunge – le pause tra un battito e l’altro possono essere troppo lunghe e portare o a un arresto cardiaco, oppure alla interruzione di ossigenazione del cervello con conseguente ischemia». Nei casi più gravi questo problema si può correggere con lo stop immediato alle attività sportive e con l’applicazione di pacemaker.
Fonte: corriere.it
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