Una canzone da brividi

Al mare, in salotto, in metropolitana, ad un concerto, in un bar: siamo lì, ad ascoltare con più o meno attenzione la musica che passa in radio, in tv, che parte dall’mp3 o dal nostro stereo ed eccolo lì, il brivido. Senza preavviso ci ritroviamo con la cosidetta “pelle d’oca” e non ci spieghiamo il perchè. Improvvisamente le sensazioni fino a quel momento provate nell’intimità dei nostri pensieri sono lì, sulla nostra pelle, visibili a tutti, e così risolviamo tutto esclamando:
<Brrr, un brivido di freddo!>.

Ma cos’è quella sensazione che avvertiamo dentro quando ascoltiamo la nostra canzone preferita?
Quel misto di eccitazione e euforia che ci attraversa e ci trasporta lontano? Psyche Loui, psicologa della Wesleyan University, ha dato un nome a questa esperienza, paragonandola a quella sessuale: si tratterebbe di uno “skin orgasm“, un vero e proprio orgasmo, “a pelle”

I BRIVIDI
la “pelle d’oca” in generale è innescata da stimoli esterni di natura molto diversa. Un tempo era probabilmente una conseguenza del cambiamento di temperatura esterna: la pelle si raggrinzisce e i peli si allungano per ridurre la dispersione di calore (più o meno come succede a diversi animali). Ora che la nostra pelle è coperta da pochissimi peli, questo meccanismo di conservazione del calore è diventato abbastanza obsoleto. Può essere però che la struttura psicologica dei brividi sia rimasta, ed abbia ricevuto il nuovo “incarico” di produrre una reazione a forti stimoli emotivi.

PERCHÉ LA MUSICA CI DA I BRIVIDI

“I passaggi musicali che includono armonie inaspettate, cambiamenti improvvisi nel volume o l’introduzione di una voce solista sono cause particolarmente comuni di brividi perché violano le aspettative dell’ascoltatore e le deviano in maniera positiva”

La  musica è la più grande portatrice di emozioni e sensazioni che esista. Ha la capacità di far sognare un singolo individuo o di radunare migliaia di persone, ma soprattutto di riuscire a catturare e poi riproporre con un’armonia o con una parola le nostre forze, le nostre debolezze e i nostri sentimenti.
 Ma può la musica stimolare sensazioni fisiche simili a quelle provate durante il sesso? Uno studio del 1991, condotto su musicisti e non, aveva già rilevato come questi sperimentassero, durante l’ascolto della loro canzone preferita, tremori, scosse lungo la schiena, vampate di calore ed eccitazione sessuale. Il tutto sarebbe innescato soprattutto da melodie o testi che sorprendono le nostre aspettative, come un ritornello inaspettato, un improvviso cambio di ritmo.

“Questo coglierci di sorpresa agisce sul nostro sistema nervoso stimolando il battito cardiaco e l’arrossamento della pelle . In più, l’anticipazione, la violazione delle aspettative e la risoluzione stimola il rilascio di dopamina nel “nucleus accumbens” del cervello (un sistema di neuroni che giocherebbe un ruolo chiave soprattutto nell’elaborazione delle sensazioni di piacere). Una simile risposta si ha quando si assume droga o si fa sesso.  Questo spiegherebbe anche come mai, a volte, diventiamo così dipendenti da alcune canzoni. Tanto da non poterne fare a meno.”

Poche note di una canzone possono farci emozionare al punto da rabbrividire.

Uno studio di imaging celebrale pubblicato sulla rivista Social, Cognitive and Affective Neuroscience potrebbe chiarire tutti i perché legati a questa reazione.

•    Una risposta soggettiva
Lo studio è nato da un’idea di Matthew Sachs, ricercatore dell’Università della California meridionale, in collaborazione con i colleghi di Harvard e della Wesleyan University nel Connecticut.

Attraverso un questionario on line, circa 200 persone sono state interrogate a proposito del loro rapporto con la musica.

Sulla base dei risultati ottenuti sono stati selezionati 20 volontari: 10 soggetti propensi a rabbrividire ascoltando la loro canzone preferita e 10 immuni a questa sensazione.
I 20 volontari sono stati invitati a recarsi al laboratorio ascoltando in cuffia la loro musica preferita, dai Coldplay a Wagner, senza distinzioni di genere.

Una seconda fase di test “dal vivo” ha confermato che, benché tutti i soggetti si professassero appassionati di musica, alcuni provavano brividi come reazione fisiologica alle canzoni, altri no.

•    L’esame diagnostico
Gli stessi 20 volontari sono stati in seguito sottoposti ad una tecnica di risonanza magnetica che permette di osservare come le diverse regioni cerebrali siano connesse, e la qualità delle loro connessioni.

•    Connessioni neurali
Tra i due gruppi sono emerse visibili differenze nelle modalità di connessione tra tre regioni chiave.

Chi avvertiva i “brividi musicali” aveva più fibre nervose che dalla corteccia uditiva, indispensabile all’ascolto, portavano alla corteccia insulare anteriore, coinvolta nella processazione dei sentimenti, e alla corteccia prefrontale mediale, che monitora le emozioni assegnando loro un valore.

•    Possibili conclusioni
La connettività cerebrale è quindi la responsabile nel determinare l’impatto emotivo e il coinvolgimento fisiologico all’ascolto di alcune canzoni.

L’autore della ricerca ha tuttavia spiegato che, per ora, è difficile dire se questa capacità venga appresa con il tempo o se queste persone abbiano naturalmente più fibre cerebrali.

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