Nomi in codice: TC, RM, RX e MN. Ecco qualche chiarimento:

La TC o Tomografia Computerizzata (chiamata anche TAC da “tomografia assiale computerizzata”) si serve di un fascio di elettroni, per produrre delle radiazioni (fotoni X) che originano esternamente al corpo del paziente per vedere come è la densità dei tessuti ed organi. Quindi, a differenza della PET, nella quale è il paziente ad essere radioattivo, nella TC la radiazione proviene da fuori.
Quando le radiazioni attraversano il distretto del corpo umano in esame (mettiamo il torace, in caso di TC torace), esse vengono fissate su una virtuale “lastra” che si trova dalla parte opposta del corpo e ne creano una immagini fotografica.
Il principio è quello delle radiografie, solo che con la TC le immagini vengono acquisite a 360° intorno al corpo (da cui il termine “tomografia”).
Ogni tessuto presenta un diverso indice di attenuazione delle radiazioni trasmesse da fuori, e così la “foto” ottenuta mostra una sostanziale ricostruzione della morfologia dei tessuti ed organi in esame.
Nel complesso la TC è una metodica morfologica.
La possibilità di iniettare endovena oppure per via orale delle sostanze (mezzi di contrasto), che cambiano l’attenuazione dei distretti dove di vanno a collocare, permette di aumentare l’accuratezza della TC nel differenziare i tessuti anche in parte dalla loro vascolarizzazione.
Poiché la tomografia computerizzata, in tutte le sue varianti, impiega raggi X, l’esame è controindicato in gravidanza, specie se l’area da indagare è l’addome. In questi e in altri casi (per esempio in soggetti giovani), in cui è importante evitare l’esposizione a radiazioni ionizzanti, si preferisce ricorrere alla risonanza magnetica (o RM) che non comporta questo rischio.
Molti pazienti infine temono di sottoporsi all’indagine per paura di soffrire di claustrofobia, come poteva accadere quando per l’esecuzione dell’esame il lettino su cui è adagiato il paziente entrava in una sorta di tunnel. Oggi il problema è superato perché le apparecchiature moderne sono aperte e il lettino, muovendosi, passa attraverso un cerchio di una profondità non superiore ai 50 cm. In caso di necessità è comunque possibile chiedere agli operatori un sedativo che aiuti a restare fermi per tutto il tempo necessario all’esecuzione dell’esame.

La RM o Risonanza Magnetica, dal termine stesso utilizza la risposta tissutale a vari stimoli elettromagnetici prodotti da un magnete esterno. La risposta ai vari stimoli è diversa per ogni tipo di composizione tissutale e permette quindi di fare una ricostruzione anche in questo caso delle morfologia ed in parte della funzione degli organi e tessuto corporei. Anche in tale caso è possibile utilizzare dei mezzi di contrasto, che presenteranno conseguentemente caratteristiche “magnetiche” diverse, e che permetteranno di vedere aumentare l’accuratezza della RM nel differenziare i tessuti anche in parte dalla loro vascolarizzazione.
L’esecuzione di una risonanza magnetica non è mai dolorosa, se si esclude la piccola puntura richiesta dall’eventuale iniezione di mezzo di contrasto nella vena del braccio.
L’unico possibile rischio nel corso della risonanza magnetica è una reazione allergica alla sostanza usata come mezzo di contrasto, il gadolinio.
Controindicata ai portatori di pacemaker.

Per radiografia (RX) si può intendere l’immagine radiografica, o radiogramma, oppure la tecnica radiografica utilizzata per ottenere il radiogramma stesso.
Tale tecnica si basa sull’interazione tra un fascio di fotoni (raggi X) diretti da una sorgente a un recettore, e la materia interposta, solitamente un corpo biologico. Gli atomi di tale corpo interferente impediscono al fotone di raggiungere il detettore, che quindi riprodurrà un’immagine fedele del corpo “in negativo”, essendo impressi sulla pellicola i fotoni che invece non vengono assorbiti.
È un esame veloce ed indolore.

Le immagini della Medicina Nucleare sono invece prodotte dai cosiddetti raggi gamma (radiazioni elettromagnetiche della stessa natura fisica dei raggi-X) emessi da particolari sostanze debolmente radioattive (chiamate “radiofarmaci“) che sono somministrate ai pazienti (in genere mediante un’iniezione endovenosa, qualche volta semplicemente per via orale) e che si distribuiscono all’interno del corpo seguendo determinati percorsi metabolici e funzionali dei vari tessuti e organi. Per questo motivo, le immagini medico-nucleari così ottenute riflettono prevalentemente la funzione anziché la forma degli organi, e le informazioni diagnostiche che ne derivano sono diverse da quelle ottenute mediante esami radiologici; le due metodiche (Radiologia e Medicina Nucleare) sono quindi molto spesso complementari, e la loro combinazione permette di identificare con maggiore precisione le alterazioni indotte dalle diverse malattie.

 4,196 Visite Totali,  1 Visite di oggi

Condividi questo articolo