Rosolia: Italia si Italia no, facciamo il vaccino?

Il nostro bambino sta per compiere un anno,
questo ci ricorda l’appuntamento con il pediatra e ci sentiamo assalite da mille dubbi.
È giunto il momento del Vaccino Triplo MRP. Sappiamo che questo vaccino proteggerà nostro figlio dai virus del morbillo, della parotite e della rosolia, ma questo ci basta?
No, noi mamme consapevoli vogliamo saperne di più.
Nel corso degli anni si è radicata nella società la convinzione che i vaccini siano superflui o possano addirittura arrecare più danni che altro, ma è davvero così?
Iniziamo dicendo che la “R” del vaccino triplo MRP sta per “Rosolia” e facciamo un po’ di chiarezza su questo virus che ci sembra ormai poco diffuso:
La rosolia è una malattia esantematica contagiosa, tipica dell’età infantile e provocata da un agente infettivo virale noto col nome di “rubella virus“.
Ad oggi se ne rilevano 100 mila casi, ogni anno, nei Paesi in via di sviluppo.

Nel 1881 la Rosolia viene riconosciuta come entità patologica distinta, ma ci vorranno altri sessant’anni per associarla a patologie congenite (Sindrome di TORCH), ulteriori vent’anni per l’isolamento del virus e sarà solo negli anni ’70 che la ricerca ne elaborerà un vaccino. 

Il nostro organismo quando combatte gli agenti infettivi come i virus, prepara anche delle cellule di difesa particolari, capaci di riconoscere in anticipo la medesima minaccia e impedire una seconda infezione.
Questo prodigioso meccanismo si chiama memoria immunitaria ed è proprio sul comportamento di quest’ultima che si realizza un vaccino.

Ma questa malattia il cui nome ci suona così innocuo è pericolosa per i nostri bambini?
Solitamente la sua insorgenza comporta la comparsa di numerose macchie cutanee rossastre, l’ingrossamento di alcuni linfonodi situati in prossimità di collo ed orecchie ed infine nient’altro che i classici sintomi di un raffreddore.

Niente di cui preoccuparsi, niente di grave, vi sembra?
Tuttavia, se la rosolia insorge in età adulta, ha maggiori probabilità di dar luogo a complicazioni.

In particolare, nelle donne incinte,
può condizionare la gravidanza e mettere a repentaglio la vita del feto (sindrome da rosolia congenita o CRS). Le conseguenze della CRS dipendono dalla settimana di gestazione: infatti, prima avviene l’infezione ai danni della madre, più seri sono gli effetti a carico del feto. Inoltre la suddetta sindrome provoca si degli effetti immediati, ma anche degli effetti tardivi che si concretizzano a distanza di diversi anni.

La Rosolia in gravidanza: trasmissione e rischi

Le donne intenzionate ad intraprendere una gravidanza, non vaccinate o che non sanno se sono o no immuni in seguito alla malattia, dovrebbero sottoporsi tra le analisi di routine, prima del concepimento, ad un semplice esame del sangue (comunemente chiamato “complesso TORCH”) che rileva, oltre al resto, la presenza di due tipologie di anticorpi o immunoglobuline: le IgM e le IgG (rubeo-test). In base ai risultati si valuterà la vaccinazione che potrà essere effettuata fino a tre mesi prima del concepimento.

Le IgM sono le immunoglobuline che si producono nella fase acuta della malattia, rilevabili da subito con un prelievo ma dopo due mesi i loro valori scenderanno al di sotto della soglia limite ed il test risulterà negativo.

D’altro canto le IgG sono gli anticorpi chiamati “della memoria”, che si producono poco dopo aver contratto l’infezione ma restano positive per tutta la vita.
A concepimento avvenuto, se avrà motivo di sospettare la sindrome da rosolia congenita, gli esami diagnostici cui il medico sottoporrà noi e il nostro bambino saranno un’ecografia e un’amniocentesi.
Nel caso in cui dovessimo risultare non immuni alla malattia (se non l’avessimo quindi mai contratta) sarà bene ricordare che questa è contagiosa sin dai 7 giorni precedenti alla comparsa dei sintomi (che compaiono dopo un periodo di incubazione di circa 2-3 settimane) e 4 giorni dopo la scomparsa del rash cutaneo.

Molto spesso la rosolia non si presenta con segni clinici evidenti e con una sintomatologia ben definita, per cui le infezioni possono passare del tutto inosservate.

Ed eccoci giunti al punto!

Vaccinare il nostro bambino non servirà esclusivamente a proteggere lui o lei da fastidiosi sintomi estinguibili in pochi giorni:
vaccinare il nostro bambino sarà un importante contributo da parte nostra verso i futuri nascituri e le loro mamme poichè al momento, purtroppo, non esistono trattamenti efficaci per curare la rosolia nelle donne incinte.

Ti ricordiamo che il Test Rosolia è disponibile nella sede di Napoli e a Casavatore. Con un semplice prelievo puoi verificare se hai già contratto o meno il virus della rosolia!

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