Era la diva della scienza.
Una piccola, grande donna che affascinava per l’eleganza sempre impeccabile e incantava per l’intelligenza, la tenacia, lo slancio verso il futuro, a dispetto dell’età. Ha consacrato la vita alla ricerca sfidando persino la vecchiaia con spirito indomito.
Una piccola, grande donna che affascinava per l’eleganza sempre impeccabile e incantava per l’intelligenza, la tenacia, lo slancio verso il futuro, a dispetto dell’età. Ha consacrato la vita alla ricerca sfidando persino la vecchiaia con spirito indomito.
“ Il corpo faccia quello che vuole”, disse in un’intervista per i suoi cent’anni, “ Io non sono il corpo, io sono la mente”.
Cresciuta in «un mondo vittoriano, nel quale dominava la figura maschile e la donna aveva poche possibilità», non si è mai sposata, né ha avuto figli. Sosteneva che ci fossero troppe cose interessanti di cui occuparsi e che il tempo non le sarebbe bastato. Ma si è sempre molto dedicata agli altri, creando tra le altre cose la fondazione Rita Levi Montalcini onlus che ha elargito oltre 7.000 borse di studio per aiutare le donne africane a studiare e riscattarsi grazie alla conoscenza. In Italia, si è schierata in prima linea contro le discriminazioni nell’avanzamento delle carriere femminili e contro ogni forma di pregiudizio maschilista.
Il dottore e ricercatore Luigi Aloe dell’Istituto di neurobiologia e medicina molecolare del Cnr di Roma la descrive così:
“Dietro l’apparente fragilità, nascondeva una forza incredibile. Non riuscivi a starle dietro. Era un uragano, uno stimolo straordinario al fare, e fare bene”.
Amatissima com’era, in Italia e all’estero, resterà una figura indimenticabile, un’intramontabile icona.
Rita Levi-Montalcini nacque a Torino nel 1909, in un’epoca in cui, a parte rari esempi come Madame Curie, diventare qualcosa di diverso da moglie e madre era impensabile. Aveva solo vent’anni quando entrò nella scuola medica dell’istologo Giuseppe Levi da dove sono passati ben tre Premio Nobel: Salvador E. Luria, Rita Levi-Montalcini e Renato Dulbecco. Qui Rita cominciò gli studi sul sistema nervoso che avrebbe proseguito per tutta la vita. Nel 1936 prese la laurea in Medicina e Chirurgia con 110 e lode, specializzandosi successivamente in neurologia e psichiatria. Da ebrea fu costretta a nascondersi durante le leggi razziali, andò a Bruxelles e ritornò a Torino poco prima dell’invasione nazista del Belgio. Non potendo più frequentare l’università in quanto ebrea, riuscì ad allestire un piccolo laboratorio di ricerca nella sua camera da letto per portare avanti le ricerche in neurologia.
Aveva 30 anni e un obiettivo dal quale non l’avrebbero distolta neanche le bombe della seconda guerra mondiale.
Voleva capire come si formano le fibre nervose, quali fattori regolano la crescita del sistema nervoso. In quella stanza, china sul microscopio a studiare i neuroni di embrioni di pollo, avrebbe compiuto esperimenti decisivi per la scoperta che le sarebbe valsa il Nobel.
«Una piccola signora dalla volontà indomita e dal piglio di principessa.» la definì Primo Levi.
In seguito all’8 settembre 1943, per evitare i rastrellamenti, andò a Firenze nascondendosi per non essere arrestata e deportata in Germania. Dopo la liberazione, nel 1947 le venne offerta una cattedra alla Washington University di St.Louis dove, all’inizio degli anni Cinquanta, fece la sua scoperta più importante: la proteina del fattore di crescita del sistema nervoso (Ngf),una ricerca fondamentale per la comprensione dei tumori e con ricadute importanti nella cura di malattie come Alzheimer e Sla e che trent’anni dopo verrà premiata con il Nobel. Rita Levi-Montalcini è stata la più grande scienziata italiana. Unica italiana insignita di un premio Nobel «scientifico« (per la medicina e la fisiologia), « per le sue scoperte e l’individuazione di fattori di crescita cellulare» (Motivazione per il Premio Nobel 1986).
Innumerevoli i suoi riconoscimenti nazionali e internazionali, ai quali vanno sommate oltre venti lauree honoris causa. Membro delle più prestigiose accademie scientifiche mondiali, tra le quali la Royal Society britannica e la National Academy of Sciences americana. è stata la prima donna a essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze. Nel 2001 è stata nominata senatrice a vita “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale”. Anche molto anziana continuò la sua opera instancabile a favore della ricerca, per le pari opportunità e per la diffusione della cultura intesa come base per costruire una società migliore:
«L’umanità è fatta di uomini e donne e deve essere rappresentata da entrambi i sessi.» .
Rita Levi-Montalcini muore il 30 dicembre 2012, all’età di 103 anni.
Il governo di Tel Aviv ha istituito un premio internazionale dedicato alla figura e all’opera della scienziata italiana.
La cerimonia si terrà a Tel Aviv agli inizi del prossimo mese di novembre, quasi in contemporanea con il trentesimo anniversario dell’assegnazione del Premio Nobel alla scienziata (10 dicembre) e con un’altra data altrettanto importante per tutto il mondo scientifico, il centenario della scoperta della Teoria della Relatività Generale da parte di Albert Einstein.
Un segnale importante nella giusta direzione per preservare dall’oblio l’intera eredità culturale, scientifica ed umana di Rita Levi-Montalcini.
La cerimonia si terrà a Tel Aviv agli inizi del prossimo mese di novembre, quasi in contemporanea con il trentesimo anniversario dell’assegnazione del Premio Nobel alla scienziata (10 dicembre) e con un’altra data altrettanto importante per tutto il mondo scientifico, il centenario della scoperta della Teoria della Relatività Generale da parte di Albert Einstein.
Un segnale importante nella giusta direzione per preservare dall’oblio l’intera eredità culturale, scientifica ed umana di Rita Levi-Montalcini.
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