Donazione di sangue: 5 miti da sfatare

Un buon modo per celebrare la Giornata Nazionale della Donazione di Sangue può essere quella di smentire alcune fake-news che circolano da quando esiste questa civilissima pratica.

Mito 1: Prendono il sangue anche a chi non dovrebbero

Se qualcuno ha paura che gli vogliano “succhiare il sangue” a suo detrimento si rassicuri. Diventare donatori di sangue non è facilissimo, è necessario avere precise caratteristiche corporee (età, peso, altezza), quindi nessuno viene privato di plasma e globuli rossi se il suo fisico non è in grado di sopportarlo. Senza contare che bisogna anche avere esami “a posto” e abitudini di vita adeguate. Quindi, già il fatto che ci si debba sottoporre a una specie di check-up gratuito significa che nessuno si approfitta dei donatori, e anzi, si preoccupa che siano sani e di mantenerli tali il più a lungo possibile.

Mito 2: Dopo la donazione si rimane deboli

Quanto all’indebolimento chiariamo subito che a nessuno viene tolto “troppo” sangue. Quello che viene estratto si rigenera in poco tempo: dopo la donazione la concentrazione di globuli bianchi e delle piastrine non è sostanzialmente diversa rispetto a prima. Il corpo può avvertire la perdita della parte liquida del sangue, che però è molto esigua rispetto al totale. E comunque il rimedio scatta in tempo reale. Prima ancora di sfilare l’ago, l’organismo ha già organizzato una strategia di compensazione per cui fluidi che sono fuori della circolazione vengono fatti confluire nei vasi. Intanto il calibro dei vasi si restringe per riflesso e quindi scatta un altro sistema di adattamento. Infine, dopo il prelievo si beve e si comincia a contribuire attivamente al ”recupero”. Senza contare che, poco dopo, si attivano meccanismi a livello renale e del midollo osseo che fanno aumentare notevolmente la produzione di sangue e dei suoi componenti.

Mito 3: Donando sangue si mette a rischio la salute

È provato che chi compie questo gesto con regolarità gode di buona salute perché viene controllato periodicamente (e quindi avvertito in tempo di eventuali problemi senza pericolo che li trascuri). Non solo, per essere accettati tra i donatori (e “passare” l’esame rappresentato dai controlli periodici prima di stendersi sulla poltrona dei prelievi) si è invogliati a mantenere uno stile di vita sano, e anche questo “fa stare meglio”. Infine, donare sangue è un bel gesto, che accresce l’autostima.

Mito 4: Sui fa allarmismo sulla carenza

Di sangue c’è molto bisogno perché la richiesta non cessa mai, sostenuta com’è, solo per fare qualche esempio, dall’aumento dell’età media della popolazione (col relativo corredo di patologie), dall’incremento del numero di trapianti e di altri interventi chirurgici importanti (che possono facilmente richiedere trasfusioni), dagli incidenti stradali, ecc. La raccolta di sangue riveste quindi un ruolo cardinale per l’efficienza di un sistema sanitario.

Mito 5: Sarebbe meglio pagare i donatori

La raccolta di sangue salva molte vite, ma non “solo”. Pensare infatti che la donazione sia soltanto un nobile gesto che esaurisce la propria funzione subito dopo che la “sacca” è stata stoccata dal centro trasfusionale è un errore. Ha un impatto sociale che va molto al di là della già vitale importanza del liquido biologico messo a disposizione di chi ne ha più bisogno. I donatori godono di un livello di benessere superiore alla media della popolazione, quindi per la collettività avere molti donatori significa anche anche poter contare su molti cittadini dalla vita più sana. In termini sociali questo significa disporre di una massa critica di salute che fa sentire il suo peso sull’intero sistema. Anche sotto il mero profilo economico. Il nostro è uno dei Paesi dove il sangue non si compra: può essere dato e ricevuto solo gratuitamente.

Donare il sangue è un buon affare per tutti

Insomma chi dona il sangue migliora la propria esistenza e quella degli altri (e non solo di quelli che riceveranno il suo sangue). Si tratta di un segno e di un patrimonio di civiltà da conservare e proteggere, con un senso civico che ne sia all’altezza. In caso contrario all’orizzonte ci sarebbero ad aspettarci le “leggi del mercato”. E in questo caso sarebbe meglio, molto meglio, non invitarle a nessun vampiresco banchetto. Per prevenire questa deriva può fare molto l’impegno delle associazioni che si occupano della raccolta di sangue e della promozione della donazione. Ma quello che funziona di più è l’esempio, soprattutto per i giovani, cioè la fetta di popolazione che più manca all’appello della donazione. Conoscere un donatore conta più di mille parole. È il modo migliore per capire che donare sangue è un vero affare, che conviene a tutti.

Fonte: corriere.it

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