Dalla clava all’anestesia. Una dolorosa strada.

Prima dell’utilizzo dell’etere, primo vero anestetico moderno, cosa si usava per addormentare il paziente prima di un intervento chirurgico? L’anestesia, nel corso della storia, è stata praticata con metodi a dir poco “rudimentali”. In Mesopotamia, ad esempio, ai malati in attesa di intervento venivano fatti perdere i sensi esercitando una forte compressione sulle carotidi. Più evoluti furono gli Egiziani, che avevano compreso l’importanza del freddo per rallentare la circolazione del sangue e, di conseguenza, diminuire la sensibilità al dolore; quindi usavano la neve e l’acqua fredda.

Nell’Antica Roma venne ampiamente utilizzata come anestetico la mandragola, una pianta con proprietà sedative, sostituita nei secoli successivi da sostanze decisamente più forti e forse efficaci, tra cui droghe (hashish e oppio soprattutto) e alcol.
Subire un intervento chirurgico nel Medioevo, doveva essere decisamente peggio di oggi, poiché l’unico rimedio al dolore dei pazienti era una spugna, detta “spongia somnifera”. Si trattava di una spugna marina seccata al sole e immersa in un micidiale cocktail di oppio, giusquiamo, succo di more acerbe, di rovo, di edera rampicante, di foglie di belladonna, di lattuga e di papavero. Veniva fatta bollire per ore e lasciata essiccare al sole per un mese circa. All’occorrenza, la spugna veniva fatta rinvenire cuocendola a bagnomaria e infine adagiata vicino alle narici del paziente.

Fu solo dopo la scoperta del Nuovo Mondo che ci fu una svolta nella lotta al dolore. Alcuni rimedi usati dagli Indios per non sentire il dolore o per stordire i nemici vennero portati in Europa e utilizzati per sedare i pazienti. Tra questi le foglie di coca masticate dai nativi americani per non sentire la fatica e una liana della foresta amazzonica da cui si estrae il curaro. Un’altra svolta importante nelle procedure anestetiche avvenne nell’Ottocento, con lo studio delle proprietà dei gas. Importanti sperimentazioni arrivarono nel campo della chirurgia odontoiatrica.

Fino a quel momento, le estrazioni dentarie erano praticate per lo più senza anestesia. Nel 1847 il dentista americano Horace Wells sperimentò per primo e in prima persona le virtù anestetiche del protossido di azoto, o gas esilarante, facendosi estrarre un dente del giudizio che gli doleva da tempo. Nel frattempo un altro dentista statunitense, William Green Morton, stava sperimentando le virtù anestetiche dell’etere.
Il 16 ottobre 1846 ne diede pubblica dimostrazione in una sala del Massachusetts General Hospital. L’operazione fu un successo: Morton fece respirare al paziente i fumi di una spugna imbevuta di etere attraverso una sfera di vetro. Dopodiché il famoso chirurgo John Collins Warren asportò un tumore del collo al volontario, il signor Albert Abbott, che non provò alcun dolore. Oggi, che tanta strada è stata fatta, l’anestesia generale si ottiene per via inalatoria (mediante gas anestetici) o per via endovenosa.

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