“…cosa stavo dicendo?” Ecco perché dimentichiamo ciò che stavamo per dire.

Vi è mai capitato di essere interrotti nel bel mezzo di un racconto da una telefonata improvvisa e dimenticare completamente quello che stavate dicendo? E di aprire un mobile e restare lì impalati a fissare il vuoto cercando di ricordare il motivo per cui l’avete aperto?

Questo “vuoto di memoria” viene definito Doorway Effect (effetto soglia) e si presenta ogni volta che noi e la nostra mente cambiamo ambiente, come ad esempio una stanza. Uno studio sull’attività elettrica del cervello pubblicato su Nature Communications potrebbe ora spiegare perché questo accade.

Lo studio
Secondo gli studiosi, a interrompere il flusso di pensieri sarebbe lo stesso meccanismo che blocca bruscamente i nostri movimenti quando, per esempio, facciamo per uscire da un ascensore e troviamo qualcuno che aspetta davanti alla porta.

Il principale responsabile di quelle interruzioni improvvise delle azioni motorie, e forse anche della repentina cancellazione del flusso di pensieri, è il nucleo subtalamico, una piccola formazione di neuroni che si trova nel diencefalo, una porzione di cervello umano al centro della scatola cranica.

Un test di memoria
Nel corso del loro studio, i ricercatori hanno sottoposto 20 volontari sani e 7 malati di Parkinson a un compito di memoria di lavoro: tenere a mente una stringa di caratteri. L’interesse per il Parkinson non è causale, può infatti accadere che i flussi di pensiero di chi ne soffre siano particolarmente stabili e difficili da dissolvere; l’ipotesi è che le stesse strutture cerebrali che svolgono un super lavoro per bloccare i tremori tipici della malattia, rendano i pazienti anche iperconcentrati e tenaci nei loro pensieri.

L’effetto sorpresa
Mentre i volontari provavano a tenere a mente le lettere, hanno udito semplici suoni monocordi. Ma in alcune occasioni, quelle note sono state sostituite dal cinguettio improvviso di un uccellino: uno stimolo strano abbastanza da spiazzare il malcapitato.

L’attività elettrica cerebrale registrata durante la “sorpresa sonora” è apparsa simile a quella tipica delle interruzioni improvvise del movimento: ad essere coinvolto è proprio il nucleo subtalamico. Più questa struttura lavorava, più è stato difficile, per i soggetti, riportare alla mente la stringa di lettere.

«Quello che abbiamo dimostrato finora (dicono i ricercatori) è che gli eventi inaspettati coinvolgono lo stesso circuito cerebrale che usiamo per bloccare deliberatamente le nostre azioni; questo meccanismo sembra influenzare il grado con cui questi eventi influiscono sui flussi di pensieri che avevamo (prima di essere interrotti)».

Antiche radici
Resta da capire perché questo accada: forse, per ragioni evolutive. Quando camminavamo per la savana fantasticando sulla cena, questa capacità di interrompere bruscamente i pensieri e ritornare alla realtà dovette salvarci più volte la vita, facendoci concentrare sugli stimoli pericolosi. La scoperta potrebbe avere ripercussioni importanti sia sui pazienti con malattia di Parkinson, sia su chi soffre di vari disturbi dell’attenzione.

Per ricordare ripercorri i tuoi passi
Buona parte della memoria è “strettamente dipendente dal contesto”; questo significa che le persone ricordano meglio le informazioni in un ambiente che coincide o evoca quello in cui le informazioni sono state apprese.
Ad esempio, se pensi a qualcosa di particolare nel soggiorno e la dimentichi mentre vai in cucina, prova a ritornare nel soggiorno. È probabile che il contesto familiare ti aiuti a ritrovare l’informazione persa. Se non puoi fisicamente tornare nel luogo dove hai acquisito un’informazione (e che ora hai scordato), cerca di immaginare dove ti trovavi, cosa stavi facendo e prova a capire come i pensieri si sono succeduti e interconnessi fra loro. Dato che molte informazioni sono immagazzinate seguendo gli stessi percorsi neuronali, la ricostruzione della sequenza dei pensieri ti aiuta a ritrovare ciò che hai dimenticato grazie alla stimolazione di idee correlate.

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