Cosa nasconde quel male al ginocchio

Se c’è un disturbo senza età è proprio quello al ginocchio. Ed è decisamente femminile: una donna su due nel corso della sua vita si lamenta di dolori, gonfiori e difficoltà a camminare. «C’è una predisposizione fisiologica» spiega Herber Schoenhuber, responsabile del Centro di traumatologia dello sport e chirurgia artoscopica dell’ospedale Galeazzi di Milano.

«Prima dei 50 anni la causa dei disturbi può essere costituzionale. Le donne infatti quasi sempre hanno il ginocchio valgo, cioè che tende verso l’interno. E questo predispone le articolazioni ai traumi. Dopo i 50, invece, la colpa è dei cambiamenti ormonali che accelerano il processo artrosico».

A peggiorare la situazione contribuiscono le cattive abitudini che si ripercuotono sulle ginocchia, sulle quali si scarica ogni sforzo. Come, per esempio, indossare quasi esclusivamente scarpe con i tacchi alti, che costringono il corpo a una posizione innaturale. Oppure portare sempre pesi, dal computer portatile alle borse della spesa, che impediscono alle gambe di muoversi in modo corretto. Ma come riconoscere quale può essere il problema? E quali sono le soluzioni? Ecco le risposte degli esperti.

Il pronto intervento in caso di trauma

Applica subito del ghiaccio: il freddo ha un effetto antidolorifico e antinfiammatorio. Metti sulla zona dolente una pomata all’arnica: aiuta a far riassorbire l’ematoma. Prendi un antidolorifico se hai dolore: va bene lo stesso farmaco che usi per il mal di testa. Stai a riposo: non “caricare” il peso del corpo sul ginocchio traumatizzato per almeno un giorno.

Il sintomo. Senti male soprattutto la mattina al risveglio e dopo uno sforzo. Quando è più intenso, il gonfiore aumenta all’interno del ginocchio. La causa è quasi sicuramente l’artrosi, che si verifica per la graduale degenerazione della cartilagine, cioè di quel tessuto che ricopre le ossa intorno alle articolazioni.

La cura. Secondo le linee guida dell’Aaos, l’associazione americana che riunisce gli ortopedici, il trattamento più efficace è la fisioterapia. «Ha un eccezionale effetto antalgico» spiega il professor Schoenhuber. «Gli esercizi fisioterapici aumentano l’irrorazione sanguigna nella zona dell’articolazione e, di conseguenza, la produzione di sostanze antiinfiammatorie. Inoltre stimolano la vitalità della cartilagine residua, a tutto vantaggio di una maggiore mobilità del ginocchio». La terapia consigliata è di un mese, il tempo sufficiente per imparare gli esercizi sotto la guida di un esperto. Poi vanno eseguiti tutti i giorni a casa.

Il sintomo. Il dolore è presente quasi sempre nella parte interna del ginocchio. E peggiora quando ti accovacci oppure quando sali le scale. Può essere dovuto a uno strappo della cartilagine e succedere dopo un forte trauma. Oppure verificarsi in seguito alla rottura dei legamenti o se si pratica atletica leggera, sottoponendo le ginocchia a stress intensi.

La cura. Ci vuole l’intervento chirurgico. In un futuro prossimo si ricorrerà alle cellule staminali, immesse in un tessuto speciale da inserire nel punto dello strappo. Al momento, però, questa tecnica non ha ancora studi clinici sufficienti per essere applicata. «La terapia più accreditata per ora consiste nel fissare la cartilagine residua con microviti» dice l’esperto.

«Si riassorbono gradualmente e, nel frattempo, si attivano alcune sostanze presenti nel sangue che agiscono da collante». Dopo l’intervento devi sottoporti per un paio di mesi a un ciclo di fisioterapia. Ma attenzione al rischio di artrosi: per tenerla lontana occorre praticare regolarmente attività fisica.

Il sintomo. Sei caduta qualche settimana fa, ma ti fa ancora male. E il dolore peggiora quando scendi le scale, tanto da costringerti a frequenti soste. Si può trattare della frattura di uno dei due menischi. Sono come due “C” all’interno dell’articolazione del ginocchio e hanno la funzione di permettere i movimenti in modo armonico.

La cura. La tecnica più nuova consiste nel “rammendare” la rottura e non ha niente a che vedere con l’intervento tradizionale, che prevedeva l’asportazione del tratto fratturato. «Con questo tipo di soluzione» spiega il professore Schoenhuber «si ricuce lo “strappo” utilizzando una particolare suturatrice oppure ago e filo speciali. Ci pensano poi i fattori cicatrizzanti presenti naturalmente nel sangue a favorire la riparazione». Dopo l’intervento, devi evitare ogni tipo di sforzo per quattro mesi. E poi puoi riprendere la vita di sempre, attività sportiva compresa.

Il sintomo. Sciando hai piegato male la gamba e sentito un “clac” nel ginocchio, seguito da dolore e gonfiore. Ora ti sembra di avere “qualcosa” dentro. Proprio a causa di un errore nel movimento, può essersi rotto un legamento crociato. È un incidente piuttosto comune tra chi fa attività sportiva: accade anche a più di due atleti professionisti su dieci.

La cura. Qui ci vuole il trapianto autologo. In pratica, il legamento rotto non viene sostituito con uno sintetico o da donatore, ma riparato utilizzando il tessuto del paziente stesso. «Il prelievo si esegue dai due tendini della zona interna del ginocchio» dice l’esperto. «E si fissa la sezione di tendine al legamento con viti e perni speciali». La convalescenza è lunga: per circa sei mesi devi sottoporti alla fisioterapia. Ma i risultati sono impagabili. Nel 92% dei casi, dopo il trapianto si può tornare a praticare sport.

Le tre regole per evitare problemi

Mantieni il peso forma. Uno studio condotto dall’University of California ha dimostrato che la velocità di degenerazione della cartilagine rallenta se non si è in sovrappeso.

Correggi la postura. A provarlo è uno studio della Rush University di Chicago: stare sempre seduti ingobbiti, oppure camminare male, può alterare la fisiologia della colonna vertebrale e dell’anca. E di conseguenza provocare problemi alle articolazioni delle ginocchia.

Pratica un’attività fisica. Rinforza le strutture delle ginocchia e le rende più resistenti ai traumi. Non solo: rallenta l’artrosi, com’è emerso da uno studio della Monash University di Melbourne.

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Fonte: donnamoderna.com

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