Il cortisone (glucocorticoidi) può agire da potente stimolatore della crescita del cancro al seno. È questo, in estrema sintesi, il risultato di uno studio condotto da ricercatori del Laboratorio Nazionale CIB di AREA Science Park a Trieste e pubblicato sulla rivista Nature Communications, che, oltre a fare nuova luce sul legame tra ormoni e cancro al seno, potrebbe portare a nuove indicazioni nell’utilizzo terapeutico dei glucocorticoidi. Lo studio è stato realizzato nell’ambito di un programma speciale di oncologia molecolare clinica finanziato dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.
Gli ormoni e il cancro
Il legame tra ormoni e cancro è noto da molto tempo: gli ormoni regolano importanti funzioni dell’organismo e nel caso dei tumori possono favorirne lo sviluppo e l’aggressività. Il caso più noto è probabilmente quello dell’associazione tra estrogeni e cancro al seno. Ma tra ormoni e tumore della mammella, però, emerge ora una nuova associazione: anche il cortisone può stimolare la crescita tumorale.
Il cortisone nelle terapie
I glucocorticoidi sono ormoni prodotti dall’organismo e sono coinvolti in diversi processi fisiologici: nel controllo del metabolismo, nelle reazioni del sistema immunitario, nelle risposte a situazioni di stress o anche durante lo sviluppo embrionale, per citare alcuni esempi. Tanto importanti sono le loro funzioni che da decenni la farmacologia ne ha individuato l’utilità terapeutica e versioni di sintesi analoghe al cortisone sono utilizzate in una varietà di malattie, dall’artrite all’asma. In alcuni casi, vengono usate anche contro il cancro (per esempio nei linfomi e nelle leucemie) o come terapia di supporto per contrastare la nausea e il vomito causati dalla chemioterapia o altri effetti infiammatori indotti dai farmaci chemioterapici. Ora, però, il loro utilizzo potrebbe essere messo in discussione.
La proteina YAP
I ricercatori del Laboratorio Nazionale CIB, coordinati da Giannino Del Sal hanno infatti scoperto che nelle cellule del tumore al seno, tra le molecole in grado di captare i segnali codificati dagli ormoni glucocorticoidi, c’è anche uno dei principali fattori coinvolti nell’insorgenza e nella progressione della malattia. Si tratta della proteina YAP. Questa proteina, che normalmente serve a far crescere gli organi e a rigenerare o rinnovare i tessuti, è molto studiata nei tumori perché sfugge ai rigidi controlli ai quali solitamente è sottoposta e rende le cellule più maligne e capaci di formare metastasi. In risposta ai segnali molecolari generati dai glucocorticoidi, YAP si accumula all’interno delle cellule tumorali stimolandone la proliferazione e la capacità di resistere alle terapie e influenzando anche le probabilità del tumore di propagarsi in altri tessuti dell’organismo.
Il ruolo del cortisone nel carcinoma mammario
Una scoperta quasi casuale quella dei ricercatori, che erano impegnati nella comprensione del ruolo della proteina YAP.
«Il nostro studio mette in luce il ruolo dei glucocorticoidi nei tumori mammari», spiega Del Sal, che insegna Biologia Applicata all’Università di Trieste dove è anche direttore del Dipartimento di Scienze della Vita.
«Quando ci siamo accorti che i glucocorticoidi agiscono da potenti attivatori ormonali di YAP e della crescita tumorale stavamo cercando tutt’altro. Data l’importanza di YAP nel cancro, da tempo uno degli scopi della nostra ricerca è trovare nuovi e sempre più efficaci composti chimici in grado di bloccare YAP nelle cellule di tumore alla mammella», racconta Del Sal. «Per fare questo, testiamo un gran numero di molecole già approvate e in uso in clinica per contrastare malattie diverse».
La ricerca in dettaglio
Quando hanno testato l’azione dei glucocorticoidi, però, i ricercatori si sono accorti che svolgevano un effetto stimolante e non bloccante su YAP. Approfondendo le indagini, i ricercatori hanno scoperto che, grazie ai glucocorticoidi, YAP riesce ad attivare uno specifico programma genetico favorevole al cancro: un gruppo di cellule, chiamate staminali tumorali, responsabili dell’aggressività della malattia e dell’insuccesso delle terapie, sopravvivono e continuano a rinnovarsi grazie all’attivazione di tale programma.
«Alla luce dei nostri risultati sarà importante rivalutare l’uso dei glucocorticoidi nell’ambito delle strategie terapeutiche e approfondirne l’azione in contesti tumorali differenti, dove possono avere effetti diversi» ha concluso Del Sal, il cui gruppo ha già identificato e provato l’efficacia contro le cellule di tumore alla mammella di un composto chimico che agisce bloccando i glucocorticoidi.
Fonte: healthdesk.it
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