Orologio biologico e ritmi circadiani: tutto quello che c’è da sapere

Il Premio Nobel per la Medicina quest’anno è andato a Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young, i tre genetisti considerati gli scopritori dell’ orologio biologico, o meglio premiati per “la scoperta del meccanismo molecolare che controlla il ritmo circadiano”, così recitava la spiegazione riportata dall’Accademia Svedese. Abbiamo fatto un po’ di chiarezza con il dottor Raffaele Ferri, neurologo, Presidente dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno e Direttore Scientifico dell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) “Oasi” di Troina, in provincia di Enna.

Come funziona l’orologio biologico?

«I tre scienziati hanno scoperto e studiato in dettaglio i cosiddetti geni “clock” (orologio) che sono componenti importantissimi del complesso meccanismo biologico del ritmo circadiano. Si tratta di numerosi geni che interagiscono tra loro, generando oscillazioni dell’espressione genica. L’attivazione di ciascun gene è regolata dal gene precedente nella sequenza, fino a costituire un processo a feedback autoregolato della durata di circa 24 ore».

«L’orologio biologico è il meccanismo complesso che regola il ripetersi ciclico di moltissime funzioni biologiche: uno di questi è l’alternarsi tra sonno e veglia. Esso è regolato sia dai geni clock, al centro dello studio dei tre scienziati premiati, sia attraverso l’interazione con stimoli sincronizzanti che allineano il ritmo endogeno determinato biologicamente e geneticamente con quello dell’alternanza tra giorno e notte. In questa sincronizzazione è importantissima una struttura del sistema nervoso centrale chiamata nucleo soprachiasmatico, situato nell’ipotalamo, che viene influenzato per esempio dai livelli di luce, per mezzo di cellule retiniche specifiche».

Si parla di orologio biologico anche a proposito della voglia di maternità delle donne: è corretto?

«Il termine “orologio biologico” non è scientifico in senso stretto ed è stato usato in differenti accezioni per indicare fenomeni diversi. In questo caso, fa riferimento più a un meccanismo psicologico certamente influenzato anche dagli ormoni, che fanno scattare il bisogno di maternità in alcune donne in un determinato periodo della vita. Pertanto, si tratta di un caso diverso da quello precedente».

L’orologio biologico, quindi, ha a che fare con il ritmo sonno – veglia: cosa succede se viene alterato?

«La Classificazione Internazionale dei Disordini del Sonno comprende in tutto sei grandi categorie di disordini clinici e una di esse è quella dei disordini del ritmo circadiano sonno/veglia. Il disturbo è causato da alterazioni del sistema di mantenimento del ciclo circadiano, dei suoi meccanismi di sincronizzazione o un disallineamento del ritmo circadiano endogeno da quello dell’ambiente esterno.

Quali sono i disordini del sonno più comuni?

In questa categoria rientrano: fase di sonno ritardata (ci si addormenta troppo tardi), fase di sonno anticipata (ci si addormenta troppo presto), ritmo sonno-sveglia irregolare (ci si addormenta e sveglia a orari irregolari), ciclo sonno/veglia non-24 ore, disordine del sonno dei lavoratori turnisti, jet lag (quando ci spostiamo in modo rapido di alcuni fusi orari, come nei viaggi aerei a lungo raggio), disordine del ritmo sonno/veglia non altrimenti specificato (NOS). La diagnosi di questi disturbi è basata, oltre che sull’accurata raccolta della storia clinica, anche sui diari di sonno, sulle informazioni aggiuntive ottenute tramite questionari sul cronotipo circadiano (allodole/gufi) e sulla rilevazione delle misure fisiologiche del ritmo circadiano endogeno (misurazione della melatonina salivare, plasmatica o nelle urine)».

Come possiamo quindi preservare e mantenere costante il ritmo circadiano?

«Di norma, mantenere ritmi e abitudini regolari è il modo più efficace per evitare questi disordini. Andare a letto sempre allo stesso orario e dormire un sufficiente numero di ore è fondamentale. In generale, è opportuno seguire le regole dell’igiene del sonno consigliate dall’Associazione Italiana di Medicina del Sonno».

Fonte: vanityfair.it

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