Il fumo è sempre più diffuso fra i giovanissimi

Lo si ripete da anni, sopratutto ai più giovani. Il fumo è la prima causa di morte evitabile al mondo, dal momento che è spesso alla base dei decessi che avvengono per cause respiratorie, cardiache e oncologiche. Eppure, di pari passo al consolidamento delle evidenze scientifiche, tra i ragazzi non si registra un calo del numero dei fumatori.

Cresce in Europa il numero di giovanissimi, tra gli 11 e 15 anni, che hanno già dimestichezza con le sigarette. Costante, e sempre elevato, è anche il dato che riguarda gli adolescenti più grandi (16-20 anni). Si tratta di dati preoccupanti, per due ragioni: sia perché l’accensione della prima sigaretta in giovane età aumenta le probabilità di sviluppare una vera dipendenza e sia perché i ragazzi sono coloro che hanno potenzialmente davanti un maggior numero di anni da trascorrere fumando. E dunque una probabilità più alta di ammalarsi e di far ammalare i loro figli.

Raddoppiati i giovanissimi che si avvicinano al fumo

A certificare l’aumento dei giovani fumatori, nel Vecchio Continente come nel Belpaese, è una ricerca pubblicata sulle colonne della rivista Plos One. Gli autori dello studio, tra cui diversi epidemiologi e statistici dell’Università di Verona, hanno aggregato i dati di sei indagini epidemiologiche nazionali e internazionali, ottenendo così delle valutazioni separate per quattro regioni geografiche: nord, sud, est e ovest dell’Europa.

Sono emersi risultati preoccupanti

Nella fascia 11-15 anni si è osservato un aumento del 50% dei nuovi fumatori dal 1990 in poi, con tassi che nell’Europa dell’Ovest (Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi e Svizzera) hanno raggiunto i 40 nuovi fumatori ogni mille giovani per anno, mentre nella fascia in cui ricade l’Italia (Europa del Sud, assieme a Spagna e Portogallo) ci si «ferma» a 30 fumatori su mille adolescenti. La scena s’è così ribaltata rispetto alla fine degli anni ’80, quando i fumatori erano di più nella tarda adolescenza rispetto alla fase più precoce. In quasi tutta Europa è calato il numero dei fumatori tra i 16 e i 20 anni, che continua a essere invece ancora troppo elevato nei Paesi della fascia mediterranea (60-80 su mille giovani).

Conseguenze anche per la futura prole

Secondo i ricercatori, l’anticipazione dell’età in cui si inizia a fumare potrebbe avere conseguenze importanti in termini di salute pubblica. «I bambini e gli adolescenti sono particolarmente vulnerabili agli effetti del tabacco: non solo perché i loro organi sono in via di sviluppo, ma anche perché possono sviluppare più facilmente dipendenza dalla nicotina – è quanto si legge nelle conclusioni del lavoro -. Negli ultimi anni è stato inoltre ipotizzato che l’esposizione al fumo di sigaretta in età molto giovane possa avere effetti avversi anche sulle generazioni successive, attraverso alterazioni al Dna che possono essere trasmesse ai figli».

Come aiutare i più giovani

La maggior parte dei fumatori europei, come sancito dall’indagine Eurobarometro del 2015, inizia a fumare tra i 15 e i 18 anni. È a colpire i ragazzi di questa fascia d’età che hanno puntato maggiormente le campagne informative sui danni provocati dal fumo di sigaretta portate avanti negli ultimi trent’anni. I ricercatori sono convinti che la strada da perseguire sia quella «dell’aumento dei prezzi delle sigarette», a cui sopratutto i giovani sono sensibili. Una politica di questo tipo deve però «riguardare tutti i prodotti contenenti tabacco». Vale la pena, inoltre, di incentivare i divieti di fumo nei luoghi pubblici. «Sebbene non sia ancora chiaro se determinino una riduzione della prevalenza, contribuiscono comunque alla creazione di ambienti che non favoriscono la sperimentazione del fumo da parte degli adolescenti», è la chiosa dei ricercatori.

Fonte: fondazioneveronesi.it

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