Sole, nei e melanoma: relazioni pericolose

Il melanoma è il più pericoloso tumore della pelle e colpisce ogni anno quasi 200 mila persone in tutto il mondo e più di 7 mila italiani. I casi negli ultimi 30 anni sono aumentati del 30%, eppure ancora troppi connazionali fanno confusione sulle sue cause, sbagliano il comportamento da tenere sotto il sole e fanno poca attenzione ai nei, che (specie per chi ne ha molti) vanno tenuti sotto controllo.

La prevenzione e la diagnosi precoci sono fondamentali e i numeri lo dimostrano, – sottolinea Ketty Peris, direttore della Clinica Dermatologica dell’Università de L’Aquila – infatti, se il melanoma viene diagnosticato in fase precoce, la guarigione è possibile in circa il 95 % dei casi e spesso basta la sola asportazione chirurgica della lesione. Al contrario, un ritardo nella diagnosi può permettere la disseminazione del tumore ad altri organi, rendendo la prognosi sfavorevole“.

Una nuova cura per le forme più gravi
Secondo un’indagine un connazionale su cinque non conosce il melanoma o lo confonde con altre malattie della pelle.

Inoltre, il 44 per cento ignora come questo tumore possa sviluppare metastasi e diffondersi ad altri organi riducendo così drasticamente il tempo medio di sopravvivenza (inferiore a un anno).

Genetica, scottature e lettini abbronzanti: ecco chi è più a rischio 
La genetica gioca un ruolo-chiave nel rischio di ammalarsi: esistono diversi tipi di melanoma, spiegano gli esperti, e dunque diversi sono le possibili cause della neoplasia. «Finora abbiamo individuato alcune alterazioni genetiche – spiega Peris – e poi sappiamo che le ustioni provocate dalla scorretta esposizione al sole possono danneggiare il nostro Dna e, sul lungo periodo, portare a modificazioni delle cellule che inducono lo sviluppo del tumore. Inoltre, indipendentemente dalle scottature, sappiamo che i lettini solari sono pericolosi, tanto da essere stati vietati a minorenni e donne incinte».
Soprattutto chi ha una storia familiare di melanoma o ne ha già avuto uno dovrebbe effettuare una visita dal dermatologo una volta l’anno, e particolare attenzione dovrebbero avere anche le persone con tanti nei (oltre 100), con pelle e occhi chiari (celesti o verdi) e chi è stato esposto a frequenti bruciature solari nell’infanzia e nell’adolescenza (le ustioni da bambini aumentano il pericolo di melanoma da adulti).

Come salvarsi la pelle
Stando al sondaggio Eurisko gli italiani riconoscono l’esposizione prolungata al sole (47 per cento) e le scottature (30) come le principali cause del tumore della pelle, ma solo uno su quattro sottolinea la pericolosità delle lampade abbronzanti (25 per cento) e il fattore ereditario (23) e appena il 13 per cento prende in considerazione la tipologia della pelle.

«Invece – conclude Peris – è decisivo conoscere il proprio fototipo per imparare a esporsi al sole in modo corretto, scegliendo la crema protettiva più adeguata in base alla propria pelle. E poi, può sembrare banale, ma ancora molti sbagliano: la protezione va messa più volte durante il giorno, specie dopo bagni o sudorazioni. Al mare o in montagna, poco cambia. Con un’ulteriore attenzione all’esposizione intermittente: oggi spesso si prende il sole non in modo graduale ma “concentrato”, lunghe ore nei week end o nelle vacanze in Paesi caldi fuori stagione rendono più facile scottarsi».

Sole amico, non selvaggio
La riprova dei tanti errori che ancora si commettono arriva dal sondaggio: gli italiani si spaventano quando compare un nuovo neo (il 43 per cento), ma non sono disposti a rinunciare all’abbronzatura: la maggioranza (più del 40 per cento) dichiara infatti che quest’estate si esporrà al sole in maniera intermittente e intensiva.
Evitando i comportamenti scorretti (che favoriscono invecchiamento precoce della pelle e tumori), i raggi solari sono amici della nostra salute: favoriscono la produzione di vitamina D, preziosa nell’indurire il nostro scheletro agisce anche contro malattie infettive, autoimmuni e cardiovascolari. Inoltre diversi studi hanno provato il suo effetto positivo sull’umore, anche in pazienti che soffrono di depressione.

Fonte: Corriere.it

 467 Visite Totali,  2 Visite di oggi

Condividi questo articolo