Tumore alla prostata: diagnosi e prevenzione

Il tumore della prostata è uno dei più diffusi nella popolazione maschile e rappresenta circa il 15% di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo: le stime, relative al 2015, parlano di 35.000 nuovi casi l’anno in Italia, ma il rischio che la malattia abbia un esito nefasto non è particolarmente elevato, soprattutto se si interviene in tempo.
Stando ai dati più recenti, nel corso della propria vita un uomo su 8 nel nostro Paese ha la probabilità di ammalarsene. L’incidenza è cresciuta fino al 2003, in concomitanza della maggiore diffusione del test PSA (Antigene prostatico specifico, in inglese Prostate Specific Antigene) quale strumento per la diagnosi precoce, e successivamente ha iniziato a diminuire.

Tipologie

Nella prostata sono presenti diversi tipi di cellule, ciascuna delle quali può trasformarsi e diventare cancerosa, ma quasi tutti i tumori prostatici diagnosticati originano dalle cellule della ghiandola e sono di conseguenza chiamati adenocarcinomi. Oltre all’adenocarcinoma, nella prostata si possono trovare in rari casi anche sarcomi e carcinomi. Molto più comuni sono invece le patologie benigne che colpiscono la prostata, soprattutto dopo i 50 anni, e che talvolta provocano sintomi che potrebbero essere confusi con quelli del tumore.

Sintomi

Nelle sue fasi iniziali, il tumore della prostata è asintomatico e viene diagnosticato in seguito alla visita urologica, che comporta esplorazione rettale, o controllo del PSA, con un prelievo del sangue.
Quando la massa tumorale cresce, dà origine a sintomi urinari: difficoltà o bisogno di urinare spesso, dolore, sangue nelle urine o nello sperma, sensazione di non riuscire a urinare in modo completo. Spesso i sintomi urinari possono essere legati a problemi prostatici di tipo benigno come l’ipertrofia: in ogni caso è utile rivolgersi al proprio medico o allo specialista urologo che sarà in grado di decidere se sono necessari ulteriori esami di approfondimento.

Diagnosi

È molto importante che la diagnosi sia eseguita da un medico specialista che prenda in considerazione i diversi fattori legati ai sintomi prima di decidere come procedere. Nella valutazione dello stato della prostata, il medico può decidere di eseguire il test del PSA e l’esplorazione rettale, che si esegue nell’ambulatorio del medico di base o dell’urologo, e permette a volte di identificare al tatto la presenza di eventuali noduli a livello della prostata. Se questo esame fa sorgere il sospetto di tumore, si procede in genere con una biopsia della prostata su guida ecografica o della risonanza magnetica.

Evoluzione

Il tumore della prostata viene classificato in base al grado, che indica l’aggressività della malattia, e allo stadio, che indica lo stato della malattia. A seconda della fase in cui è la malattia si procede anche a effettuare esami di stadiazione come TC (tomografia computerizzata) o risonanza magnetica. Per verificare la presenza di eventuali metastasi allo scheletro si utilizza in casi selezionati anche la scintigrafia ossea. La correlazione di alcuni parametri consente di attribuire alla malattia tre diverse classi di rischio: basso, intermedio e alto rischio. Nel caso di un basso rischio (cioè di una malattia che difficilmente si diffonderà e darà luogo a metastasi) si può anche decidere di non procedere alla rimozione chirurgica della ghiandola ma di limitarsi a monitorare la storia naturale e l’eventuale evoluzione della patologia.

Chi è a rischio

Uno dei principali fattori di rischio per il tumore della prostata è l’età: le possibilità di ammalarsi aumentano sensibilmente dopo i 50 anni. I ricercatori hanno dimostrato che circa il 70% degli uomini oltre gli 80 anni ha un tumore della prostata, anche se nella maggior parte dei casi la malattia non dà segni. Altri fattori non trascurabili sono la presenza di altre manifestazioni in famiglia, uno stile di vita scorretto, alti livelli di ormoni come il testosterone, che favorisce la crescita delle cellule prostatiche, e l’ormone IGF1, che lavora sulla crescita delle cellule e non sul metabolismo degli zuccheri. Anche la presenza di mutazioni in alcuni geni come BRCA1 e BRCA2, già coinvolti nel favorire l’insorgenza di tumori di seno e ovaio, o del gene HPC1, può aumentare il rischio di sviluppare un cancro alla prostata.

Prevenzione del tumore alla prostata

Non esiste una prevenzione primaria specifica per il tumore della prostata anche se sono note alcune utili regole comportamentali che possono essere incluse nella vita di tutti i giorni: aumentare il consumo di frutta, verdura e cereali integrali e ridurre quello di carne rossa e cibi ricchi di grassi insaturi. È buona regola inoltre mantenere il proprio peso nella norma e mantenersi in forma facendo ogni giorno attività fisica.
La prevenzione secondaria consiste nel rivolgersi al medico ed eventualmente nel sottoporsi ogni anno a una visita urologica e a un check-up della prostata, se si ha familiarità per la malattia o se sono presenti fastidi urinari.

Fonte: airc.it

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