Se la bellezza diventa una malattia

L’esigenza di presentarsi belle al mondo può condizionare la vita delle donne al punto da rendere la bellezza una pericolosa ossessione che ruba tempo, soldi ed energie. Ma può anche spingere alla depressione o a disturbi del comportamento alimentare.

Un’ossessione che fa male alla salute

Non si diagnostica con una radiografia o un esame del sangue, ma la malattia della bellezza ha dei sintomi ben precisi e a volte devastanti. Alcuni sono evidenti, come i disturbi alimentari e la richiesta sempre più alta di interventi di chirurgia plastica. Altri sono più subdoli, come le ore che una ragazza può impiegare per scattare il selfie perfetto da postare sui social media. E in qualche misura, ogni donna ha incontrato questa malattia e magari ci convive ogni giorno. L’ossessione per l’apparenza può avere conseguenze anche scioccanti sulla salute fisica e mentale delle ragazze, sul loro portafoglio e sulle loro ambizioni, dalla depressione ai disturbi dell’alimentazione, dai danni ai processi cognitivi allo spreco di tempo e denaro.

Quando si manifesta

La malattia della bellezza colpisce sempre prima. Già nella fascia compresa tra i cinque e i nove anni, il 40% delle bambine dice di desiderare un corpo più snello, e quasi un terzo delle alunne di terza elementare sostiene di avere costantemente paura di ingrassare. Quest’ansia non dipende da motivi di salute, bensì dalla consapevolezza che, nella nostra cultura, la magrezza è considerata un elemento essenziale della bellezza. Da adolescenti l’ossessione continua: circa il 90% delle giovani donne non ha alcun problema a indicare una parte di sé di cui non è soddisfatta e il 50% esprime quella che i ricercatori definiscono una valutazione negativa complessiva del proprio aspetto. Ma che impatto ha tutto ciò sulla vita delle donne?

Ruba energie

Ma che impatto ha tutto ciò sulla vita delle donne? Per prima cosa la malattia della bellezza consuma la mente, perché ci sottrae tempo, energie e concentrazione dato che ci costringe a controllare ossessivamente il nostro aspetto. Ci si sente sempre davanti a uno specchio e la sensazione di doversi controllare continua a occupare i nostri pensieri.

È costosa

La malattia della bellezza ha un impatto anche a livello economico perché costa. L’85% delle spese per prodotti di bellezza viene sostenuto dalle donne. Le indagini di mercato stimano che, nel 2015, negli Stati Uniti i cosmetici abbiano fruttato oltre 60 miliardi di dollari, di cui più di 8 grazie al solo make ­up.

Ruba tempo

È difficile trovare ricerche scientifiche valide che facciano una stima accurata di quanto costa, in termini di tempo, inseguire la bellezza, ma secondo un sondaggio meno formale, condotto dal programma televisivo americano Today, le donne impiegano in media 55 minuti al giorno per prepararsi, ovvero due settimane all’anno.

Causa depressione e disturbi del comportamento

Chi guardandosi allo specchio prova disagio rischia di avviarsi lungo un sentiero pericoloso. Si tratta di un malessere che trova terreno fertile nella depressione e nell’ansia, e che finisce per aggravarle. A fomentare la malattia della bellezza ci sono, per esempio, i siti e i forum che incoraggiano i disturbi alimentari.

Il ruolo dei social

Da sempre i mezzi di comunicazione – televisione, film e riviste – hanno giocato un ruolo fondamentale nella diffusione della malattia della bellezza, però i corrispettivi on line sono così potenti da metterli in ombra. I social media, infatti, condensano in un unico medium immagini dell’ideale di bellezza femminile, spesso ritoccate digitalmente, e interazioni sociali. Oltre alle piattaforme social più usate, on line proliferano moltissime community che si concentrano sulla perdita di peso e che offrono sempre più modi per riflettere sul proprio aspetto e su come modificare il proprio corpo. Ci sono per esempio i siti di fitspiration (fitspo) e thinspiration (thin­ spo), popolati di modelle dall’aspetto emaciato e di frasi che incoraggiano diete affamanti.

Come uscire dalla malattia della bellezza

Il fatto è che la bellezza ha una data di scadenza inesorabile: non si può conservare e comincia a evaporare dopo i trent’anni. Quindi, è meglio ‘guarire’ dalla malattia della bellezza il prima possibile. È possibile, in parte, cercare di agire sulla cultura attraverso un’ ‘alfabetizzazione mediatica’, ma la strada migliore è quella della auto-percezione. Dobbiamo iniziare a valutare il nostro corpo non per la forma che ha ma per le funzioni che svolge. Ridurre l’attenzione che prestiamo all’aspetto fisico non significa ignorare i nostri corpi, ma individuare un modo diverso di considerarli. In questo modo saremo più motivate a prendercene cura, a prescindere dal suo aspetto.

Fonte: repubblica.it

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